I termini, le accezioni, le sigle usate nella normativa delle Poste, nella consuetudine postale e dai collezionisti,e le località e i personaggi della storia postale.

di Franco FIlanci, AIFSP

Facciale. Valore che figura su una carta-valore postale.


Facsimile. 1. Riproduzione, solitamente venduta come “imitazione” per tappare le caselle vuote dell’album. Talvolta approntati dalle stesse Amministrazioni postali per motivi specifici, come i similitimbres francesi usati nei corsi d’istruzione, o il 25 lire siracusana a macchia e in bobine destinato a dimostrazioni con distributori automatici.

2. vedi Fax


Fagotto. Fino all’Ottocento indicava un pacco, solitamente di poco peso e non grandi dimensioni, di norma avviluppato in tela e chiuso come un involto, che si poteva spedire per posta.


Falso. Imitazione di un francobollo destinata a frodare la posta (falso per posta) o i collezionisti. Il poco invidiabile primato delle falsificazioni di carte-valori postali spetta proprio all’Italia, per merito del veronese Gaetano Alberti che nel marzo 1853 “emise” una sua versione dei francobolli del Regno Lombardo-Veneto; la Spagna vanta invece il record in quanto a numero di falsificazioni.

Nel caso di corrispondenze affrancate con francobolli supposti falsi, l’impiegato postale deve apporre il datario solo sulla soprascritta, stendere apposito verbale e spedire il tutto alla Direzione da cui dipende.


Fascetta. Striscia di carta usata per avvolgere stampati e giornali destinati alla spedizione, su cui scrivere l’indirizzo e applicare l’affrancatura. In diversi Paesi sono state emesse apposite fascette preaffrancate; l’Italia le aveva previste a fine Ottocento, ma senza darvi seguito.


Fascetta di censura. Striscia di carta gommata usata dagli uffici di censura per richiudere le corrispondenze una volta avvenuto il controllo: normalmente reca l’indicazione a stampa “Verificato per Censura” o simile.


Fascia, nel senso di fascetta, quasi esclusivamente nella locuzione “sotto fascia”.


Fascio littorio. Simbolo del Partito fascista, che sin dal 1925 venne elevato a simbolo dello Stato, tanto da essere inserito nello stemma ufficiale, e reso obbligatorio anche sulle carte-valori (francobolli, buoni postali fruttiferi, vaglia, ecc.)


Fascismo. Movimento ideato da Benito Mussolini che nel 1922 andò al governo con un colpo di Stato e tre anni dopo prese il potere, dopo aver vinto le elezioni politiche del 1924 utilizzando anche in modo massiccio la posta come mezzo pubblicitario, con due serie di francobolli, le cartoline postali con réclame e anche gli annulli meccanici e manuali.


Fattorino. 1. Addetto al recapito di telegrammi ed espressi.

2. Portalettere delle agenzie di recapito private.


Fattura commerciale aperta. Documento relativo a una transazione che ha sempre avuto un trattamento postale particolare. Fino al 1915 l’invio era gratuito se la fattura era allegata alla merce, nei pacchi postali o nei plichi di stampe: dal 1894 rientrava fra le carte manoscritte. Dal 15 aprile 1915, se di un sol foglio e spedita in busta aperta, godeva di un’apposita tariffa agevolata, per molti anni senza vincolo dell’affrancatura obbligatoria. Fra l’agosto 1918 e il marzo 1920 vi era un’ulteriore riduzione se circolante entro il distretto, riduzione tornata in vigore dal 13 novembre 1985 per contrastare il ricorso delle aziende alle agenzie di recapito.


Fax, abbreviazione di facsimile. Sistema di trasmissione a distanza di scritti, stampati, disegni, fotografie ecc. tramite una tecnologia che trasforma il documento in una serie di punti, come un retino, poi convertiti in segnali elettrici inviati per telefono o via etere all’apparecchio stampante. Il “servizio fac-simile pubblico sperimentale” fu introdotto nel 1982 tra gli uffici postali delle principali città italiane (Roma, Milano, Torino, Palermo, Bologna, Napoli, Firenze, Bari, Venezia e Genova), comprendendo nel costo anche il recapito a mezzo fattorino, e in seguito è stato esteso anche all’estero (vedi Bureaufax). Dal novembre 1985 il servizio è diventato definitivo, ed esteso a tutti gli uffici telegrafici centrali e principali dei capoluoghi di provincia nonché in alcune località di notevole importanza turistica e industriale come Conegliano Veneto, Mestre, Prato e Rimini, e in seguito anche agli apparecchi riceventi privati.


FDC, acronimo diFirst Day Cover, Busta Primo Giorno. Busta, solitamente illustrata, recante un francobollo o un’intera serie timbrata il primo giorno di vendita, possibilmente con uno speciale annullo celebrativo o con uno attinente al soggetto dell’emissione. La passione per gli annulli primo giorno prese piede negli Stati Uniti a inizio secolo e il 12 luglio 1922 venne ufficializzata predisponendo la vendita anticipata dell’espresso da 10 cents; nel settembre 1923 George Linn usò il primo cachet privato, e nel 1937 si ebbe il primo annullo speciale. In Italia la FDC arrivò con gli Alleati – primo esempio fu quello della serie Governo Militare Alleato emessa a Napoli nel dicembre 1943 – ma senza mai ottenere il successo riscontrato oltreoceano; dove tra l’altro si usa creare una busta per ogni singolo francobollo, anche in caso di serie, e non la si vuole deturpata da indirizzi o servizi accessori. Anche l’emissione anticipata di un francobollo con annesso bollo particolare, tipica negli Stati Uniti, effettuata nel 1948 per Donizetti, nel 1949 per Alfieri e nel 1950 per Gaudenzio Ferrari, non ebbe seguito.


Fermo in posta o fermo posta. Anche quando il recapito a domicilio era effettuato solo in qualche grande città, la dicitura “ferma in posta” era un mezzo per garantire la riservatezza di una lettera, specie a fronte di famiglie troppo impiccione, amori segreti e così via: la consegna di queste corrispondenze doveva infatti avvenire presso l’ufficio postale nelle mani del destinatario o di una persona da lui espressamente delegata. Il tutto gratuitamente. Solo dal 1º novembre 1915, “per provvedere ai bisogni straordinari del tesoro” ovvero per finanziare la guerra, divenne unservizio a pagamento, pagabile sia dal mittente in francobolli sia, con lieve sovrapprezzo, dal destinatario al momento di riceverla; la corrispondenza, trattenuta presso l’ufficio postale, è consegnata esclusivamente al destinatario dietro presentazione di un documento d’identità.


Ferrarin, Arturo (Thiene 13.2.1895 - Guidonia 18.7.1941). Pilota, detto “il Moro”, noto fra l’altro per il primo collegamento aereo Roma-Tokio del febbraio-maggio 1920. Morì collaudando un nuovo aereo.


Ferro di cavallo. 1. Definizione filatelica degli speciali annullatori muti introdotti in Sicilia nel 1859 a causa del loro disegno arcuato studiato per obliterare i francobolli senza colpire la sacra effigie del re Ferdinando II.

2. Nome filatelico del francobollo provvisorio italiano da 20 cent. del 1865 derivante dalla forma del listello che cancella il primitivo valore.


Ferrovie. Le società ferroviarie svolgono normalmente il servizio dei pacchi, dove o quando non esiste un monopolio dello Stato, come in Italia fino al 1923 e da sempre in Belgio, Francia e Gran Bretagna, dove sono in uso anche speciali francobolli emessi dalle stesse ferrovie. In alcuni casi particolari hanno gestito anche un proprio servizio postale, come nel caso delle Strade Ferrate Toscane fino al 1862. Ampiamente utilizzate dalle poste anche tramite speciali uffici postali ambulanti e appositi servizi di messaggeria, o affidandosi persino ai capitreno; questo fin verso la fine del ‘900, quando anche le poste preferirono passare al trasporto su strada.


FERT, motto presente nello stemma sabaudo, acronimo di Fortitudo Ejus Rhodum Tenuit, la sua forza salvà Rodi, riferito a una crociata.


Fezzan. Regione del Sahara libico occidentale occupata temporaneamente nel 1913-15 dalla Colonna Miani, al cui seguito furono anche istituiti gli uffici postali civili di Sebha, Murzuch, Sokna e Brak, poi rioccupata stabilmente fra il dicembre 1929 e il febbraio 1930 e da allora mantenuta sempre sotto regime coloniale, retta da un Comando militare e divisa in sottozone. Durante la Seconda guerra mondiale, nel gennaio 1943 il Fezzan fu occupato dalle truppe francesi, che nel maggio successivo misero in corso negli uffici postali di Braq, Ghadames, Murzuq, Sebha e Ubari i francobolli italiani e libici variamente soprastampati in funzione politico-propagandistica. Mantenuto sempre sotto controllo militare, dall’aprile 1944 vi furono usate le carte valori dell’Algeria francese, sostituite nell’ottobre 1946 da speciali francobolli, con valori appositi per Ghadames dal 12 aprile 1949. Il 24 dicembre 1951 fu riunito al nuovo Regno libico, anche se vi si dovette introdurre una serie apposita in franchi a causa della moneta tuttora circolante.


Fiera di Tripoli. Manifestazione creata nel 1927 come Rassegna internazionale in Africa, nel 1939 giunse alla 13ª edizione e a quota 112 francobolli, in gran parte con sovrapprezzo e mancanti della dicitura LIBIA o TRIPOLITANIA, il che li fa sembrare francobolli d’Italia o per tutte le colonie, e nel 1935 e 1938 persino semplici vignette di propaganda.


Filatelia, dal greco filos, amante, e atelìa, esenzione da tassa. Termine coniato da G. Herpin in una nota sulla rivista Le collectionneur de timbres-poste del novembre 1864 e nel giro di pochi anni adottato ovunque (malgrado la contrarietà del dr. Legrand che fece notare come atelìa indicasse l’esatto contrario di francobollo, che rappresentava una tassa da pagare) per definire il collezionismo di francobolli e delle carte-valori postali in genere. Sorto poco dopo la creazione del francobollo, tale interesse si diffuse sempre più rapidamente a partire dal 1860-65 soprattutto tra Francia, Belgio e Germania, fino a diventare già a fine Ottocento una delle principali forme di collezionismo, a cui si dedicavano anche intellettuali, uomini d’affari e alta nobiltà. Con l’inizio del Novecento la filatelia ha cominciato a influire sempre più sull’emissione e sulla creazione delle carte-valori postali, diventate una notevole forma di introito accessorio per le poste.


Filatelico. 1. Relativo alla filatelia.

2. Creato dai filatelisti o in funzione dei filatelisti. I collezionisti definiscono filatelica una corrispondenza o un’affrancatura chiaramente preparata in occasione di nuove emissioni, manifestazioni particolari, voli speciali ecc. per scopi puramente collezionistici, spesso utilizzando serie complete o blocchi di francobolli senza tener conto delle tariffe postali.


Filatelista. Chi raccoglie francobolli e altri oggetti postali per farne collezione.


Filiale. Direzione provinciale in base alla terminologia introdotta con la Legge 29.1.1994, n. 71 che trasforma l’Amministrazione postale in Ente Pubblico Economico.


Filigrana. Marchio, dicitura o disegno ottenuto nello spessore della carta durante la fabbricazione e visibile osservando il foglio controluce. I primi segni furono usati a Fabriano nel ‘300, circa un secolo dopo l’inizio della produzione di carta in Italia, come marchi di produzione. Col diffondersi di banconote e carte-valori la filigrana ha acquistato una funzione di garanzia contro le falsificazioni, anche se i falsari hanno ottenuto discreti risultati anche stampando il disegno della filigrana con inchiostri trasparenti leggermente oleosi. Oltre le normali filigrane in chiarodella carta usata per la stampa dei francobolli, talvolta vengono impiegate più complesse filigrane in chiaroscuro, destinate di solito alle banconote ma reperibili anche in alcune carte-valori postali come i moduli vaglia dal 1950 al 2001 e buoni postali fruttiferi. La filigrana può essere più o meno nitida a seconda della tecnica impiegata: con il procedimento al tino, la forma portante la tela filigranatrice viene immersa nel tino e poi fatta sgocciolare con lievi movimenti dall’operaio ponitore per far distribuire le fibre in modo omogeneo, ottenendo filigrane molto nette. Un po’ meno nitide sono le filigrane ottenute con le macchine in tondo, più industriali e con la forma realizzata in forma di rullo ponitore, soprattutto a causa del breve tempo concesso alle fibre per assestarsi e alla mancanza dello scuotimento. Nelle macchine in piano il disegno viene invece impresso sul foglio già formato ma ancora impregnato d’acqua a mezzo di un ballerino recante la filigrana “ricamata” con fili metallici: lo spostamento più limitato di fibre produce filigrane ancora meno nette e appariscenti. Nella descrizione della filigrana e della sua posizione occorre ricordare che i collezionisti italiani la osservano dal retro mentre gli inglesi la descrivono come vista dalla parte della vignetta.


Filigranoscopio. Attrezzo che permette di osservare la filigrana anche quando è poco visibile oppure non è possibile farlo in controluce. Un tempo era una semplice bacinella nera in cui si posava il francobollo a testa sotto, bagnandolo poi con benzina rettificata; oggi vi sono strumenti più sofisticati che permettono anche di esaminare la filigrana dei francobolli su busta senza distaccarli.


Fior di stampa. Termine filatelico equivalente del “fior di conio” usato dai numismatici: indica un francobollo che pare appena uscito dalla stamperia, ovvero particolarmente fresco, ben conservato e senza linguella.


Fiscale-postale (o viceversa). Dicesi di carta-valore utilizzabile sia per l’affrancatura delle corrispondenze che come marca da bollo. Pur in mancanza dell’indicazione POSTAGE & REVENUE, tutti i francobolli britannici appartengono a questa categoria fin dal 1881, quando le marche fiscali d’uso generale furono abbandonate e usate a esaurimento anche per posta.


Fischietto. Nel 1895 venne fornito in dotazione ai portalettere rurali di alcune provincie, come esperimento, perché potessero avvisare del proprio passaggio.


Fiume (Rijeka).Città e porto del Quarnàro, appartenente all’Ungheria, che al termine della Grande guerra l’Italia pensava di aggiudicarsi insieme a Trieste e all’Istria e che invece, dopo una breve occupazione di truppe serbocroate e slovene, dal 17 novembre 1918 venne affidata a un Comando interalleato in attesa delle decisioni internazionali. Il trattato di Saint-Germain del 10 settembre 1919 l’assegnò al nuovo Stato iugoslavo, provocando la reazione di Gabriele D’Annunzio, che due giorni dopo l’occupò con i suoi Legionari in nome dell’Italia, istituendovi una “Reggenza italiana del Carnàro” con tanto di propria Costituzione, durata fino al 18 gennaio 1921. Per non scontentare nessuno il trattato di pace di Rapallo del novembre 1920 ne fece uno Stato indipendente, che però soffrì di gravi crisi politiche ed economiche provocate dai persistenti dissidi interni: l’unica cosa che andava a gonfie vele era la produzione di francobolli, soprastampe e relative varietà. Finché il 27 gennaio 1924 Italia e Iugoslavia raggiunsero finalmente un accordo, e il 24 febbraio seguente la città di Fiume fu annessa all’Italia, mentre Porto Baros e la zona del delta diventavano iugoslavi. L’annessione all’Italia fu celebrata con altre due emissioni locali, rimaste in uso fino alla fine del marzo 1924, mentre dal 3 marzo erano già in uso le carte valori italiane. Nella Seconda guerra mondiale, a seguito dell’occupazione italo-tedesca della Iugoslavia, il 7 giugno 1941 la provincia di Fiume fu ampliata con parte dell’entroterra, la cosiddetta Zona Fiumano-Kupa, e con le isole di Arbe e Veglia: in tutto 35 uffici postali in più.


Floreale. Nome filatelico della serie ordinaria italiana del 1901, disegnata dal prof. Giuseppe Cellini e caratterizzata da elementi decorativi fitomorfi allora imperanti nello stile floreale, o art nouveau o liberty. Alcuni valori furono sostituiti già nel 1905, altri furono in uso fino al 1930 (vedi Floreale & C. La serie che non c’è, di Franco Filanci, Poste Italiane)


Fluorescenza. Luminescenza emessa da particolari sostanze presenti sulla superficie o nell’impasto della carta per reazione a una radiazione luminosa. Viene usata nella stampa di alcune carte-valori postali per consentire agli scanner degli impianti di smistamento automatico delle corrispondenze di individuare il francobollo per la bollatura, oltre che per leggere i codici di avviamento impressi con inchiostri fluorescenti. La reazione luminosa cessa al termine dell’eccitazione, a differenza della fosforescenza che persiste oltre tale termine e che talvolta è usata contemporaneamente in tali impianti,


Fodera. Nella lettera semplicemente ripiegata in uso fino a metà ‘800 era la faccia esterna del foglio, che in parte recava la soprascritta e il suggello.


Fogliarolo. Termine filatelico spregiativo creato negli anni ‘60 per definire coloro che acquistavano e trattavano i francobolli a fogli interi, quando non a pacchi.


Foglietto. Piccolo foglio emesso per scopi puramente filatelici, comprendente uno o più francobolli anche diversi fra loro per disegno e valore, contornati da diciture celebrative, fregi ed eventuali altri disegni, e talvolta gravati di sovrapprezzo. Il primo foglietto è quello francese del maggio 1925 per l’Esposizione Filatelica di Parigi, seguito nell’ottobre 1926 dal francobollo statunitense per il 150º della battaglia di White Plan stampato anche in fogli di 25 esemplari con dicitura International Philatelic Exhibition Oct. 16 to 26, 1926 nel margine superiore. San Marino ha emesso il suo primo foglietto nel 1937, il Vaticano nel 1952, l’Italia nel 1990, visto che i cosiddetti foglietti di Italia ‘85 sono in realtà un maxifrancobollo e due minifogli.


Foglietto Menabrea. Definizione filatelica della pagina contenente i saggi dei francobolli emessi nel dicembre 1863, che era allegata al Regio Decreto 29 ottobre 1863, nº 1526. I saggi erano non dentellati o (2 L.) con dentellatura ritagliata, soprastampati SAGGIO in nero, e applicati entro otto quadrati fra le diciture “FRANCOBOLLI POSTALI 1863.” e “Il Ministro dei Lavori Pubblici, L. F. MENABREA”. La maggior parte delle raccolte pubbliche è stata saccheggiata di questo foglio, più o meno rifilato nel corso della rilegatura; i saggi sono stati in gran parte staccati dal foglio.


Foglio. Classico sistema di distribuzione dei francobolli, comprendente un numero tondo di esemplari e ampi margini sui quattro lati. Solitamente il foglio che esce dalla macchina di stampa comprende più gruppi di francobolli, che vengono poi separati per la distribuzione.


Foglio delle disposizioni di servizio, vedi Foglio d’ordini


Foglio di avviso. Modulo su cui vengono elencati, più o meno dettagliatamente a seconda dei periodi, gli oggetti contenuti nei dispacci scambiati fra gli uffici postali, per i necessari riscontri.


Foglio di via. Modulo contenente i dati relativi a un dispaccio, era chiamato il “Parte” dalla prima parola che vi figurava.


Foglio d’ordini. Pubblicazione del Ministero delle Comunicazioni contenente in forma sintetica le disposizioni di servizio. Il n. 1 comparve il 1º gennaio 1930 e continuò fino alla fine del 1945. Fu ripresa nel gennaio 1955 come Foglio delle disposizioni di servizio, e in questa veste è continuato fino a tutto il 1999.


Fondo di sicurezza. Rettangolo pieno o finemente disegnato, grande quanto la vignetta del francobollo, impresso con inchiostro avorio sotto la vignetta per impedire che, attraverso un trattamento chimico, questa potesse essere usata come riporto litografico per approntare delle imitazioni: in tal caso infatti il fondo diventava visibile e scuro, impastando il disegno del francobollo. Introdotto nella stampa dei francobolli francesi, fu ripreso e aggiornato da Costantino Perazzi che lo impose alla De La Rue nella stampa della serie del 1863. L’OCV di Torino continuò a imprimere il fondo di sicurezza prima della stampa dei francobolli sino a fine anni ‘20; dal 1918 fu sostituito da un fondo unito, anzichè formato come prima di linee ondulate e rombi.


Fonoposta. Speciale servizio postale introdotto dall’11º Congresso UPU (Buenos Aires, 1939) su proposta dell’Argentina; prevedeva la trasmissione di corrispondenze incise su disco, con etichetta datata e firmata dal mittente. L’Argentina è l’unico paese ad aver emesso appositi francobolli comprensivi della tassa d’incisione e della spedizione, che avveniva mediante speciali buste con puntina di grammofono in omaggio. Il sistema fu utilizzato anche dalla Germania fra l’aprile 1941 e il dicembre 1944 per le comunicazioni dei militari feriti alle famiglie.


Fonotel, abbreviazione di Fonotelegrafico. Servizio istituito nel 1954 per consentire la spedizione di telegrammi tramite posti telefonici pubblici espressamente autorizzati a ricevere messaggi di non più di 16 parole, a tassa fissa; il pagamento era rappresentato con francobolli applicati e bollati sul formulario.


Fontano. Cittadina francese tra Nizza e Ventimiglia, occupata dall’Italia nel giugno 1940. Dal 15 marzo 1941 vi furono introdotte le tariffe interne italiane e l’ufficio postale fu dotato di bolli italiani (che dal 1942 presentano l’insolita dicitura ZONA OCCUPATA) e di carte valori del Regno. Forma. Telaio per la produzione della filigrana (vedi)


Formato normalizzato. Postalmente indica un formato lettera (o cartolina o modulo) non inferiore a mm 90x140 e non superiore a 120x235, in cui comunque la lunghezza non dev’essere inferiore all’altezza moltiplicata per 1,4. Introdotto nel luglio 1967 per favorire la lavorazione automatica delle corrispondenze di primo porto (20 grammi) che, se non rientravano in questi parametri erano soggette al secondo scaglione di tariffa.


Formulario. 1. Modulo per la stesura di messaggi telegrafici.

2. Settore delle cartoline postali in franchigia o di altre buste o moduli in cui il mittente deve riportare i suoi dati, o quelli del destinatario.


Forwarder o forwarding agent. Spedizioniere postale, che provvedeva all’inoltro di corrispondenze internazionali, normalmente contro compenso e il rimborso delle eventuali spese di posta, ma senza occuparsi direttamente del trasporto. Questi agenti, in qualche caso definiti “corrispondenti”, erano di norma gente legata al mondo del commercio (mercanti, banchieri, armatori, agenti marittimi, consoli) che sfruttavano le loro conoscenze e la loro residenza (di solito località portuali o di confine) per consentire a terzi, sovente loro clienti, di corrispondere con Paesi coi quali non esisteva un servizio postale diretto, normalmente o a causa di guerre. Attivi soprattutto nel ‘700 e fin oltre metà ‘800, solevano apporre sulle lettere la dicitura A cura di… o un loro timbro, sovente a scopo promozionale. Quelli italiani erano dislocati ad Ancona, Cagliari, Civitavecchia, Genova, Livorno, Messina, Napoli, Ravenna, Venezia, Trieste, e anche ad Alessandria d’Egitto, Corfù, Costantinopoli, Gallipoli, Gibilterra, Malta, Sira: in gran parte inoltravano con mezzi postali le corrispondenze ricevute per via di mare dal Levante, con battelli privati o sotto coperta, o viceversa.


Forza maggiore. Incidente o calamità naturale a cui non è possibile resistere né opporsi, come terremoti, alluvioni, naufragi e più di recente scioperi selvaggi, attentati terroristici e blackout, a fronte dei quali la legge esime le Poste dall’effettuare rimborsi per la perdita o il danneggiamento di raccomandate, assicurate e pacchi valore. Dal marzo 1913 è possibile in Italia assicurare le corrispondenze, e dal giugno 1927 i pacchi, anche contro i rischi di forza maggiore, ma solo per l’interno.


Fosforescenza, vedi Fluorescenza


Fosforino. Nome dato alla marca per pacchi in concessione da 150 lire del 1968 stampata su bobine di carta fluorescente difettose e perciò non impiegate per la produzione di francobolli. Dopo il forte interesse iniziale è stato praticamente dimenticato.


Fotocalcografia. Evoluzione del sistema calcografico mediante incisioni su cilindro metallico ottenute col metodo fotografico. Si distingue dal sistema rotocalcografico per il solo fatto di essere eseguita con piccole macchine alimentate a fogli singoli anziché con rotative. È stata usata fino al 1964 dal Poligrafico, che disponeva solo di rotative a 2 colori, per la stampa di alcuni francobolli in tricromia e quadricromia, dai trittici alle serie policrome per San Marino e il Vaticano.


Fragolone. Soprannome di una rara tonalità di colore dell’80 c. dentellato dello Stato Pontificio, impresso nel 1870 su carta di un particolare “rosa carminato”.


Frammento. Pezzetto di lettera, modulo, cartolina o altro documento postale che contiene solo il o i francobolli e relativo annullo. Frutto della deprecabile abitudine filatelica di saccheggiare gli archivi, mantiene un certo interesse solo se l’annullo è completo, e magari di pregio, consentendo una più facile verifica sull’originalità del pezzo.


Francalettera. Biglietti postali brevettati, stampati e distribuiti da una ditta di Livorno a partire dai primi del 1887: quadrettati all’interno e tappezzati di annunci pubblicitari anche sulla facciata, erano venduti già affrancati per 5 o 20 cent. ma con uno sconto di 1 o 2 c. sul valore dei francobolli applicati, che recavano il prezzo di vendita in perforazione per evitarne il distacco e l’uso su altre corrispondenze più decorose. Furono perforati anche i francobolli da 2 e da 10 c. usando solo parte del punzone C.18, probabilmente con fini collezionistici. Poiché nel 1886 la perforazione non era ancora prevista dalle norme postali e in un precedente caso si erano autorizzate soltanto iniziali, dovette essere richiesto un apposito permesso per forare lettere e numeri. Pur trattandosi di normali perfin (vedi), e benché i biglietti in sé non siano né autorizzati dalle Poste né venduti dagli uffici postali, il loro inserimento nei cataloghi a partire dagli anni ‘50 quasi fossero un’emissione ufficiale, li ha resi molto ricercati, al pari di altre invenzioni simili.


Francatura. Pagamento anticipato delle tasse postali. Sulla corrispondenza era segnalato un tempo da linee in croce o dall’indicazione franca o affrancata, poi dal bollo P.P. (Porto pagato) e dalla cifra riscossa manoscritta al retro della lettera, in seguito con francobolli o altre impronte specifiche e, nel caso di periodici, anche con diciture a stampa.


Franchigia postale. Esenzione dal pagamento delle tasse postali. Il privilegio della franchigia è un classico delle antiche poste, che solo la Francia dopo la Rivoluzione iniziò a regolamentare, mediante precisi elenchi degli aventi diritto, l’uso di contrassegni di tipo particolare e obblighi come quello della consegna delle corrispondenze all’ufficio postale per i necessari controlli. Un tempo, quando non si usava affrancare le lettere, la franchigia consisteva soprattutto nel non pagare le tasse delle lettere in arrivo: e tale rimase in pratica in Italia sino al 1874, tanto che il Re godeva della franchigia illimitata, cioè su qualsiasi tipo di corrispondenza inoltratagli da ogni parte del regno, ma se voleva affrancare una lettera doveva usare i francobolli. Solo dal 1875 anche il Re e poi l’intera famiglia reale (e in seguito il Presidente della Repubblica) venne dotato di appositi bolli per rendere in franchigia il carteggio reale. Per gli uffici pubblici e gli enti ammessi alla franchigia, talvolta limitata a particolari oggetti e servizi o con determinati uffici, l’Italia ha mantenuto i contrassegni ovali introdotti in Piemonte nel 1826, rimasti in uso per tutto il Novecento anche se non più intestati R.POSTE, pur prevedendo anche contrassegni di altro tipo.

La franchigia è stata concessa fin dal 1896 anche ai militari in zona di operazioni, sia mediante contrassegni di reparto o l’inoltro tramite gli uffici di posta militare, sia tramite apposite cartoline postali in franchigia. Eccezionalmente la franchigia è stata estesa anche ai civili, in caso di gravi calamità naturali, dal terremoto di Messina del 1908 (ma solo perché mancavano i francobolli!) all’alluvione del Polesine del 1951 fino ai terremoti del Belice nel 1968, del Friuli nel 1976 e dell’Irpinia nel 1980. La franchigia postale è sempre limitata al servizio interno, tranne per le comunicazioni fra Amministrazioni postali e per le corrispondenze dei prigionieri di guerra.


Francia. Al tempo della Repubblica nata dalla Rivoluzione del 1789 e del successivo Impero creato dall’abilità di Napoleone Bonaparte, la Francia si ampliò notevolmente sul territorio italiano, dove istituì una quindicina dei suoi 134 dipartimenti, normalmente contraddistinti, oltre che da un numero, dal nome di un fiume: 85 Alpi Marittime (Nizza e San Remo) dal febbraio 1793; 104 Eridano o Po (Torino), 105 la Stura (Cuneo), 106 Marengo (Alessandria), 107 la Sesia (Vercelli), 108 Tanaro (Asti, poi smembrato nel 1805) e 109 la Dora (Ivrea e Aosta) dall’aprile 1801; 87 Genova, 108 Montenotte (Savona) e 110 Appennini (Chiavari) dal giugno 1805; 111 Taro (Parma e Piacenza), 112 Arno (Firenze), 113 Mediterraneo (Livorno) e 114 l’Ombrone (Siena) dal maggio 1808; 116 Tevere o Roma, e 117 Trasimeno (Umbria) dal giugno 1809. Tutti ebbero fine nella primavera del 1814. Ma molte delle idee nuove del sistema postale francese, ormai entrate nelle abitudini degli italiani, non poterono essere cancellate dalla Restaurazione.

Nel luglio 1848 i francobolli francesi, di cui era dotato il Corpo di spedizione inviato a Roma da Luigi Napoleone per riportare Pio IX sul Soglio pontificio, furono i primi usati in territorio italiano.

Nel giugno 1940, dopo un breve attacco che fece seguito alla capitolazione francese sul fronte tedesco, l’Italia occupò piccole zone di confine, che comprendevano Séez, Sospello, Monginevro, Mentone e Fontano; in queste ultime tre località furono usati bolli, tariffe interne e francobolli italiani. Nel dopoguerra la Francia fu il primo paese europeo per cui dal giugno 1950 si ebbero tariffe agevolate con l’Italia.


Franco. Dicesi di oggetto postale per cui è già stata pagata la tariffa postale ed è pertanto esente da ulteriori tasse, perlomeno postali. Un tempo, in assenza di convenzioni con lo Stato cui era diretta, una lettera doveva essere resa“franca fino al confine”mentre la restante parte era a carico del destinatario.


Franco, Emanuele. Direttore Superiore della Posta Militare durante la Grande Guerra, nel marzo 1919 compilò una Relazione sul servizio della Posta Militare nella campagna di guerra 1915-18, con 22 allegati, che offre un’informazione di prima mano sul complesso argomento.


Francobolli applicati (o apposti) dal mittente. Annotazione prevista dalle norme postali per i casi in cui vi siano irregolarità di applicazione, di tariffa o altro non imputabili agli impiegati.


Francobolli di fantasia. Definizione filatelica dei “francobolli” intestati a paesi mai esistiti, come il Regno di Sedang, la Repubblica di Counani, il Dhofar, il Nagaland o la Republik Maluku Selatan, creati da gente fantasiosa per spillare qualche soldo ai collezionisti più sprovveduti o, in qualche caso, da movimenti politici in vena di propaganda, come nel caso degli erinnofili della Lega.


Francobollo. 1. Carta-valore postale adesiva, che consente di affrancare in tutto o in parte gli oggetti postali su cui viene applicata, frutto della grande Riforma postale inglese ideata da Rowland Hill che rendeva le tariffe postali non solo più basse e convenienti ma anche più semplici e uniformi, facilitando così l’affrancatura anticipata mediante speciali “etichette” o utilizzando buste e fogli da lettera già affrancati. Già nel suo pamphlet del 1837 Rowland Hill aveva previsto la possibilità di utilizzare per l’affrancatura “un pezzo di carta grande abbastanza da contenere il bollo e coperto al retro da una cera vischiosa, che con un po’ di umidità il mittente può attaccare al retro della lettera” ma solo in alternativa alle buste e ai fogli postali in cui riponeva la massima fiducia. Più precisa e convinta fu invece la proposta pubblicata a stampa l’8 febbraio 1838 da un libraio scozzese, James Chalmers, che pensava a dei “francobolli” (sì, usa proprio il termine “postage stamp”) recanti il valore e un disegno a stampa, “spalmati al retro con una forte soluzione di gomma”, da mettere in vendita “in fogli o singoli”, e di cui forniva anche un esempio. In più aveva anche pensato all’annullamento tramite “il bollo postale del luogo… per prevenire la possibilità che vengano usati una seconda volta”. La proposta fu pubblicata anche sul Post Circular del 5 aprile 1838 ma Hill, pur essendone a conoscenza, non volle mai prenderla in considerazione; e Chalmers non figura nemmeno tra i premiati nel Concorso indetto il 6 settembre 1839 dal Ministero del Tesoro per avere idee in proposito. Con il tempo il francobollo si è specializzato, generando tipi appositi per il telegrafo, il telefono, i pacchi postali, i servizi a denaro, o per il pagamento dei diritti di raccomandazione, ritardo, espresso, posta aerea, posta pneumatica, e in Columbia trasformandosi persino in etichetta numerata per raccomandate o in sigillo-ricevuta per assicurate, la cosiddetta cubierta. Nei paesi anglosassoni é normalmente usato anche come marca da bollo, dopo la soppressione di queste ultime. Talvolta il valore facciale non viene indicato, bastando il colore a distinguere i vari tagli (Isole Jonie, Barbados ecc.) o è sostituito da una lettera (Stati Uniti) o dall’indicazione del servizio cui è destinato.Realizzato solitamente su carta gommata, in piccolo formato rettangolare, col tempo ha avuto anche edizioni triangolari, ottagonali e tonde (Nuova Zelanda), impresse su lamine metalliche, persino d’oro, su stoffa e altri materiali, o in versione autoadesiva, persino sagomato nelle forme più strane (Tonga e Sierra Leone).Il Giappone ne ha emessi anche di numerati, per concorsi a premi, e la Nuova Zelanda li ha realizzati pure con bandella gratta e vinci e in speciali foglietti ceduti solo con una raccolta-punti.

2. L’impronta di valore, solitamente uguale a un francobollo, impressa su cartoline, buste e altri interi postali. “Il francobollo stampato sulle cartoline non deve essere annullato” (Istruzioni per l’esecuzione della Legge 23 giugno 1873, art. 8)


Francobollo automatico. Francobollo impresso, totalmente o parzialmente, da speciali macchine distributrici, al momento in cui viene richiesto inserendo le monete. Si tratta di un’evoluzione, iniziata sul finire degli anni ‘70, delle affrancatrici meccaniche, o più esattamente della loro versione meter-o-mail su striscia gommata. Il facciale del francobollo può essere scelto entro una rosa di valori prefissata oppure stabilito a proprio piacere dall’utente. Inizialmente veniva stampato l’intero francobollo, di norma su carta con fondini di sicurezza, ma l’aspetto risultava ben poco gradevole; in seguito si sono usate vignette policrome prestampate su cui la macchina imprime di volta in volta il solo valore.


Francobollo di Stato. Carta-valore speciale per l’affrancatura delle corrispondenze di servizio da parte degli uffici governativi titolari della franchigia postale.


Francobollofilia. Neologismo ottocentesco, creato nel tentativo di dare un nome italiano a quella che allora era definita timbrofilia, timbrologia o timbromania, tutte traduzioni letterali dal francese: l’imporsi del termine filatelia pose fine al problema.


Francobollologia. Neologismo contemporaneo al precedente, che ebbe ugualmente scarso seguito.


Francobollo inammissibile. Dicitura prescritta da una circolare del 1894 per segnalare francobolli ricoperti di uno strato di gomma, su corrispondenze da tassare.


Francobollo moneta. Francobollo impiegato al posto degli spiccioli, sciolto o racchiuso in speciali capsule di latta, cartoncino, plastica (dette anche gettoni) o entro tasche trasparenti. Il primo esempio si ebbe nel 1862 negli Stati Uniti durante la Guerra di Secessione, quando per sopperire alla carenza di monetine il Congresso decise l’emissione di postage currency, moneta postale, ovvero francobolli applicati o stampati su cartoncino nei tagli da 5, 10, 25 e 50 cents. Un venditore di macchine da cucire di Boston, John Gault, brevettò allora l’idea di incapsulare i francobolli entro dischetti metallici, protetti da una lamella di mica trasparente, utilizzandoli anche come veicolo pubblicitario. Una trentina di ditte aderì all’iniziativa, facendo imprimere marchi e messaggi in rilievo sui dischetti, che contenevano francobolli ordinari dall’1 al 90 cent. L’idea fu in seguito ripresa in vari paesi: in Italia dalla ditta Solari di Milano, che fra il 1919 e il 1923 produsse gettoni in alluminio imbutito e celluloide con una ventina di pubblicità diverse, contenenti francobolli Leoni o Michetti. Altri apparvero tra il 1944 e il 1947, con francobolli astucciati in cartoncini rettangolari, o tondi con il bordo in latta e persino fusi nella celluloide, e ancora tra il 1965 e il 1975 mediante tondelli in plastica o semplici bustine trasparenti. Gli esemplari utilizzati come spiccioli senza alcuna protezione sono interessanti se usati per posta dall’ultimo che li ha ricevuti come resto: si riconoscono dal pessimo stato in cui sono ridotti.


Francobollo naturale. Termine filatelico creato negli anni ’80 dalla Bolaffi per identificare e differenziare prove, errori e varietà di stampa che creano un francobollo nettamente diverso, ma apparentemente simile a un esemplare normale. Rientrano in tale definizione i non emessi e i saggi completi di francobolli non emessi, gli errori di colore, i centri capovolti, gli esemplari senza la stampa di uno o più colori o impressioni, le dentellature di passo diverso rilevabili ad occhio nudo, alcuni decentramenti che creano effetti particolari, ecc. a discrezione del cataloghista.


Francobollo-tipo. Termine filatelico usato per indicare gli esemplari che formano la base di una collezione e che perciò sono di norma elencati nei cataloghi con numero intero e in neretto. In realtà, in assenza di una precisa definizione di che cosa distingua un francobollo-tipo da un sottotipo o da una varietà, il termine risulta piuttosto generico e viene usato dai cataloghisti in modo molto personale e difforme a seconda dei cataloghi e persino in uno stesso catalogo: la differenza tra francobollo-tipo e sottotipo diviene infatti importante, visto che la presenza del primo è considerata indispensabile per definire completa una collezione, e il passaggio dall’una all’altra categoria nei cataloghi può avere sensibili riflessi commerciali. Secondo logica (e citando quanto compare nel Nuovo Pertile/InterItalia e nelle prime edizioni dell’Unificato di storia postale, unici cataloghi al mondo a definire e seguire precisi criteri di catalogazione) il francobollo-tipo è quello che si distingue da tutti i precedenti per disegno, valore facciale, simboli e diciture istituzionali, disegno della filigrana, voluta presenza o mancanza della dentellatura, cioè di quegli elementi che sono normalmente rilevati e descritti nei decreti ufficiali. Più limitate diversità nel disegno, nella carta, nel passo della dentellatura o nel punto di colore, che per quanto sensibili non mutano l’apparenza generale del francobollo, generano invece dei sottotipi, a meno che non siano state espressamente introdotte per ragioni di servizio o rilevate da appositi decreti. Queste considerazioni valgono naturalmente anche per segnatasse e interi postali.


Franco di porto o franco di posta. Esente da tassa postale, ovvero totalmente affrancato dal mittente. La cosa ancora nell’800 non era sempre possibile, almeno per gli Stati esteri con cui non esistevano convenzioni, neppure a mezzo di altre Amministrazioni postali.


Francopost. Marca di affrancatrici meccaniche introdotte nel 1958 in Italia dalla ditta SAMAC di Milano, che nel 1960 rilevò il marchio Univerpost distribuendone i modelli come Francopost 40.


Francotyp. Una delle prime marche di affrancatrici meccaniche introdotte in Italia nel 1927. Fabbricata in Germania veniva distribuita dalla Audion di Milano; i modelli A, B e C (Piccoletta) funzionavano mediante l’inserimento di uno speciale cartoncino di controllo, abbandonato già nel 1937 con i modelli Baby, Balilla e 4-dischi. Le impronte Francotyp si distinguono normalmente per l’assenza di stelline o fregi nel bollo datario.


Frazionamento. Utilizzo di un francobollo o segnatasse tagliato a metà (o addirittura in tre o quattro parti) su lettera o altro documento postale per la metà (o meno) del suo valore facciale. Tale impiego era abbastanza diffuso nello Stato Pontificio, ma di solito riguardava i francobolli che gli addetti postali applicavano al retro delle corrispondenze in veste di segnatasse. In Italia e in quasi tutti i Paesi tale uso non è ammesso, potendo dar luogo a frodi mediante l’impiego di parti non annullate di francobolli già usati. Tuttavia sono noti frazionamenti regolarmente accettati dalle Poste; hanno maggior interesse se sono ancora su documento integro, che consente di vedere che non venne tassato.


Frazionario. 1. Piccolo bollo recante solo un doppio numero – il primo della provincia, il secondo dell’ufficio – introdotto nel luglio 1910 nel servizio dei risparmi “per ovviare agl’inconvenienti determinati, nella esecuzione del controllo centrale, dalla omonimia o quasi-omonimia di molti uffici del Regno”. Questo “speciale timbretto con numero a frazione” di tipo lineare era provvisto direttamente dal Ministero.

2. Normale bollo a data in cui figura lo stesso doppio numero, talvolta in luogo della provincia. I primi risalgono al periodo 1915-1926, ma tale uso è stato ripreso di recente.


Frazionato, vedi Frazionamento


Friùli, da Forum Iulii, città romana della zona. Antico nome della provincia di Udine, divenuta italiana a seguito della guerra del 1866 e ribattezzata “provincia del Friuli” nella riorganizzazione del 24 gennaio 1923, quando fu ampliata con il goriziano, anche se solo fino al 12 gennaio 1927. Tale rimase fino al settembre 1947 quando, restituita finalmente dagli Alleati alla sovranità italiana con la creazione del Territorio libero di Trieste, ritornò ad essere la “provincia di Udine”, ma inserita in una nuova regione in cui confluiva l’antico nome: il “Friuli-Venezia Giulia”.


Frode postale. Azione passibile di sanzioni effettuata sia dal pubblico che da impiegati postali per non pagare, del tutto o in parte, le tasse postali. Le frodi più comuni consistono in alterazioni delle carte-valori: impiegando per l’affrancatura francobolli già usati da cui è stato cancellato, ridipinto o raschiato l’annullo, oppure sovrapposti in modo che non se ne veda l’obliterazione o l’asportazione della parte annullata, o anche ricostruiti con parti non timbrate di vari esemplari usati. Altre frodi sono realizzate ricoprendo il francobollo di colla, in modo che non prenda l’annullo; usando al suo posto etichette di beneficienza e chiudilettera, ovviamente in malafede; scrivendo messaggi sotto le alette di buste che includono stampe o sotto il francobollo di cartoline illustrate e altri oggetti che godono di tariffe ridotte; inserendo lettere o messaggi entro buste con stampe, campioni e altre corrispondenze a tariffa agevolata. Una frode perpetrata solo da ufficiali postali vede l’impiego di francobolli già usati, annullati fortemente in modo da camuffare il precedente bollo. Una froda esclusiva dei funzionari consiste nell’impiego a scopo privato della franchigia o di agevolazioni riservate alle corrispondenze d’ufficio.


Frontespizio. Parte frontale di una lettera o di una busta, soprascritta.


FS. Nei telegrammi sta per faire suivre, far proseguire. Dal 1897 indica che la richiesta è del mittente, altrimenti ci sarebbe Ritrasmesso, reéxpédiè.


Fumigazione, o Disinfezione, disinfettazione,fumigazione, suffumigazione, purificazione. Sistema un tempo usato anche in posta per evitare il diffondersi di epidemie di colera e di peste, frequenti fino a tutto l’800, in quanto si riteneva che – oltre ai corrieri – anche le lettere potessero favorire il contagio. Malgrado fosse del tutto inutile, per vari secoli invalse l’uso di “fumigare” le lettere con vapori di cloro o fumi di resine e altre sostanze, dopo averle tagliuzzate e bucherellate; e per attestare l’avvenuta disinfezione si imprimevano poi dei timbri detti di sanità.


Fuor di posta. Con mezzi estranei al servizio postale, locuzione arcaica.


Fuori corso. Inutilizzabile per il servizio, dicesi di moneta o di carta-valore (banconota, francobollo, intero postale) dichiarata non più valida a partire da una certa data.


Fuori sacco o fuori dispaccio o allo scoperto. Inoltro di corrispondenze al di fuori dal dispaccio postale, con consegna da parte del personale viaggiante o dell’ufficio di stazione direttamente al destinatario o a un suo incaricato, effettuata su singole autorizzazioni delle Direzioni postali per agevolare particolari utenti. Tali plichi dovevano essere in buste rosse o con grande scritta FUORI SACCO, ed essere regolarmente affrancati come espresso; da questa sovrattassa erano esclusi sin dal 1895 gli invii dei corrispondenti di quotidiani e periodici alle rispettive redazioni.