A. Sigla internazionale di Assicurata, figurava in rosso sui cartellini numerati introdotti in Italia nel maggio 1886.
A.1 o A.2 o A.3 Bolli applicati dagli uffici austriaci di cambio sulle corrispondenze non affrancate dirette in Italia, per consentirne la giusta tassazione essendovi tariffe diverse a seconda della distanza, ovvero dalla provenienza dalla 1ª, 2ª o 3ª sezione austriaca.
Abbonamento a giornali e periodici, vedi Associazione a giornali
Abbonamento postale o Conto corrente con la Posta. Sistema di affrancatura complessiva di giornali e periodici introdotto il 1º luglio 1874 “per liberare gli editori dall’obbligo della francatura sia coi francobolli sia col bollo preventivo”; il pagamento anticipato delle relative tasse è segnalato sugli stampati semplicemente con l’indicazione a stampa “Abbonamento postale”. Per i primi 15 anni non vi furono agevolazioni di tassa; queste iniziarono solo dal 21 luglio 1890 e col tempo divennero sempre più elevate, per favorire la diffusione della cultura, sino a diventare neconda metà del Novecento così basse da essere quasi inesistenti: nel 1983 i quotidiani pagavano solo una lira fino a 100 grammi (e 50 cent. ogni 50 grammi in più) e settimanali e quindicinali 10 lire (e 4,50 ogni 50 grammi in più) mentre per una normale lettera se ne spendevano 400.
Abbuono. Sistema di scarico delle tassazioni in vigore in Italia dal 1º luglio 1885, nel caso di corrispondenze tassate rispedite ad altra destinazione. Mentre in precedenza si “annullavano” i segnatasse applicati nella prima località e si ripeteva la tassazione nella nuova località (e la cosa poteva ripetersi più volte), con l’abbuono l’ufficio che alla fine riscuoteva la tassa inviava a quello che aveva applicato i segnatasse un apposito modulo che recava, come giustificativo, segnatasse per l’identico importo.
Abissinia. Nome di origine araba con cui fu a lungo indicata l’Etiopia, che ancora ai primi del Novecento non era collegata alla rete postale internazionale: le corrispondenze per l’Abissinia si spedivano dall’Italia a tariffa interna, dovendo essere ritirate nell’Eritrea allora italiana, mentre le raccomandate erano accettate “via Marsiglia-Djibouti, avvertendo però che la consegna ne sarà eseguita fermo in posta a Djibouti”. E proprio una clausola di natura postale del trattato di Uccialli del 1889 fu alla base della guerra che l’Italia perse clamorosamente nel 1896. (Vedi Poste e comunicazioni della Colonia Eritrea, Dall’insediamento in Assab all’occupazione di Massaua, di Beniamino Cadioli)
Abiti borghesi dei coscritti o reclute. Potevano spedirsi a casa mediante pacco postale, dal 1º aprile 1904 a tariffa fortemente ridotta purché a spedirli fossero “le autorità militari competenti con propri bollettini francati, nelle debite condizioni igieniche e d’imballaggio”.
Abruzzo citeriore e Abruzzo ulteriore. Antica suddivisione della regione in base al fiume Pescara, ancora presente nell’elenco delle Direzioni provinciali istituite nel 1870, equivalenti a Chieti (citeriore), Teramo (ulteriore 1ª) e Aquila degli Abruzzi (ulteriore 2ª).
Accidentata. Dicesi di posta coinvolta in incidenti ferroviari o aerei, naufragi ecc. o lacerata durante la lavorazione, di solito recante timbri o etichette giustificativi del ritardo e/o del cattivo stato.
Accludere. Inserire in un plico.
Acclusa. Arcaico, talvolta anche come “acchiusa”, nel senso di lettera allegata. “Vi raccomando il recapito dell’acclusa” (Vincenzo Monti)
ACCO, sigla di Allied Control Commission Office, l’ufficio di controllo Alleato istituito nella Venezia Giulia, anche se la posta non poteva essere censurata localmente in seguito ad accordi presi con gli Iugoslavi; il timbro triangolare “Routed via ACCO” indicava (come l’ACS nelle altre regioni d’Italia) solo il regolare passaggio attraverso tale ufficio, mentre l’eventuale censura avveniva a Udine o a Venezia.
Accusare. Nel senso di dichiarare, nella locuzione “accusare ricevuta”. In senso più strettamente postale ma antico, anche come “dichiarare di aver ricevuto” una lettera: “la seconda te l’accusai il 27” (G. G. Belli)
Adàlia. Porto della Turchia (attuale Antàlya) compreso nella cosiddetta “zona d’influenza italiana in Anatolia”, in cui stazionò dall’aprile 1919 un battaglione di Bersaglieri. Il 4 febbraio 1920 vi fu istituito un ufficio di posta militare (nº 115) aperto anche al pubblico, che il 1º marzo 1921 venne trasformato in collettoria postale, poi chiusa il 18 giugno 1923 con la partenza degli Italiani a seguito della proclamazione della Repubblica turca.
Adria o Adriatische Küstenland. Zona di operazioni istituita il 1º ottobre 1943 da Hitler e posta sotto il diretto controllo del Gauleiter della Carinzia, Friedrich Reiner, con poteri civili e militari; comprendeva Friuli, Venezia Giulia, Quarnàro e Slovenia italiana (provincie di Fiume, Gorizia, Lubiana, Pola, Trieste e Udine). La zona fu praticamente annessa al Reich, tanto che a Trieste fu istituito un campo di sterminio. E ne è prova anche una serie di francobolli con vedute di varie località dell’Adria e dell’Alpenvorland preparata a Vienna nel 1944 ma bloccata dai successivi eventi, che in Germania ci si ostina a ritenere falsa (1945 (vedi Trieste fra Alleati e pretendenti, di Franco Filanci, Poste Italiane 1995). Nella zona fu anche istituita (Bollettino postale del Reich n. 105 del 5.11.1943) una Deutsche Dienstpost riservata alle corrispondenze ufficiali o del personale tedesco o anche di speciale interesse, con uffici nelle principali città dotati di appositi bolli a data, di timbri lineari Durch Deutsche Dienstpost Adria, di etichette per raccomandate e assicurate (inizialmente con intestazione a stampa Klagenfurt 2) e di contrassegni di franchigia con aquila e svastica, oltre ai normali moduli e francobolli tedeschi. Gli uffici erano sette: Fiume (dal 19.10.1943), Gorizia (Görz 5.11.1943), Lubiana (Laibach 5.11.1943), Pola (1.11.1943), Tarvisio (Tarvis 23.10.1944), Trieste (Triest 1.10.1943) e Udine (5.10.1943). Furono tutti chiusi tra la fine di aprile e il 3 maggio 1945. (vedi La Posta tedesca nelle zone di operazioni dell’Alpenvorland e del Litorale adriatico 1943-1945, di Giuseppe Agnoli).
Adria Aero Lloyd. Compagnia aerea di Tirana, di proprietà della Deutsche Luft Hansa A.G., che gestiva le linee interne albanesi con monomotori Junkers F.13. Acquistata nell’agosto 1927 dal governo italiano, divenne la prima compagnia aerea di Stato italiana, anche se gestiva solo tratte estere (linea n. 6).
Aeroespresso. 1. Abbinamento dei servizi di posta aerea e di recapito espresso, inaugurato fin dal maggio 1918 fra New York, Philadelphia e Washington con i primi francobolli aerei degli Stati Uniti. Normalmente l’abbinamento comporta uno sconto sulla somma delle due tariffe; l’Italia offrì questa agevolazione dal 1º maggio 1934 al gennaio 1946, e di nuovo dall’aprile 1949 al luglio 1951, ma senza particolare successo.
2. Corrispondenza che ha usufruito di entrambi i servizi
3. Francobollo speciale per il pagamento dei due servizi abbinati. Il primo emesso in Italia, quando non vi erano ancora incentivi tariffari, venne praticamente ignorato dal pubblico.
Aeroespresso del Levante o Aero Espresso Italiano. È la prima compagnia aerea costituita in Italia, il 15 dicembre 1923; gestiva la linea Brindisi-Atene-Costantinopoli, e successive diramazioni, che fu però inaugurata soltanto il 1º agosto 1926 (linea n. 4) fino ad Atene, mentre il primo volo fino a Istanbul si tenne il 9 successivo. Il servizio era settimanale, a mezzo di idrovolanti, prima SIAI S 55C e dal maggio 1927 Dornier Wal con motori Isotta Fraschini; il primo pilota fu Umberto Maddalena. A differenza dell’Italia e della Turchia, per il pagamento delle soprattasse aeree le Poste elleniche ammisero l’uso di francobolli curati ed emessi dalla stessa Società Anonima Aero Espresso Italiano (A.E.I.), che dall’ottobre 1926 furono regolarmente venduti negli uffici postali greci. A metà degli anni ‘30 fu assorbita dall’Ala Littoria.
Aerofilatelia. Branca del collezionismo filatelico che si occupa sia di francobolli e interi postali speciali per il servizio aereo sia di ogni possibile documentazione relativa a soprattasse aeree, esperimenti di trasporto aereo, voli regolari o speciali, e relative bollature. L’entusiasmo dei collezionisti per francobolli aerei, primi voli, crociere, raid e piloti come De Pinedo, veri divi dell’epoca, a partire dagli anni ‘30 portò all’approntamento di molto materiale affrancato, volato e firmato solo per il piacere dei collezionisti, e questo non solo da parte di commercianti come Bayer e Siegel ma persino di enti statali e ministeri, come nel caso del cosiddetto Balbo 7,70 italiano del 1930 o del Pro Aereo svizzero del 1938, mai posti in vendita regolare al pubblico. (vedi La posta in gioco è aerea, di Franco Filanci, SdP 16/speciale cf n. 20)
Aerogramma. 1. Carta-valore postale in forma di foglio-lettera su carta leggera per l’inoltro via aerea, emessa per la prima volta dall’Iraq nel 1933, seguito dal Sud Africa nel giugno 1941 e in seguito adottata da quasi tutti i paesi del mondo, fra cui l’Italia nel maggio 1952. Normalmente questo particolare intero postale gode di tariffa agevolata, per favorirne l’uso che rende superflui i controlli sul peso e sulla regolare affrancatura aerea; è però vietato inserirvi fogli o altri oggetti, pena l‘inoltro con i mezzi ordinari.
2. Qualunque corrispondenza trasportata per via aerea.
Affrancata dal mittente. Nell’Ottocento era prescritto che raccomandate e assicurate fossero affrancate dall’ufficiale postale all’atto della consegna. Se recavano già francobolli, specie se in numero ridondante, in eccesso di tariffa o disposti in modo inaccettabile (sulle assicurate dovevano essere tutti staccati uno dall’altro) era previsto che l’impiegato apponesse l’indicazione “francobolli applicati dal mittente”.
Affrancatura o francatura. 1. Pagamento anticipato delle tasse postali. Sulla corrispondenza era segnalato un tempo da linee in croce o dall’indicazione franca o affrancata, poi dal bollo P.P. (Porto pagato) e dalla cifra riscossa manoscritta al retro della lettera, in seguito con francobolli o altre impronte specifiche e, nel caso di periodici, anche con diciture a stampa. Ora l’affrancatura è sempre obbligatoria mentre un tempo lo era solo per le raccomandate, le assicurate, le stampe, mentre era facoltativa o libera quando la tassa postale poteva essere pagata dal destinatario, o anche parziale, cioé obbligatoria fino al confine o un determinato punto nel caso di Paesi di destinazione con cui non esistevano relazioni postali, e persino inammissibile. I francobolli o l’indicazione dell’affrancatura devono figurare sulla facciata della corrispondenza, possibilmente l’indirizzo; se applicata in tutto o in parte a tergo (di solito su cartoline illustrate) poteva incorrere in sanzioni, specie su corrispondenze dirette in alcuni Paesi, a meno che ciò non fosse chiaramente indicato.
2. I filatelisti indicano così anche l’insieme di francobolli presenti su una corrispondenza. Può essere multipla o multicolore se formata da più francobolli, mista se con valori appartenenti a emissioni ordinarie apparse in epoche diverse o in Stati diversi.
Affrancatura meccanica. Impronta d’affrancatura impressa sulle corrispondenze, solitamente in rosso, con speciali macchine automatiche autorizzate e collaudate dalle Poste; può anche essere impressa su strisce di carta gommata da applicare ai plichi che non entrano nell’affrancatrice. È composta di tre elementi: il punzone di Stato recante l’indicazione del valore d’affrancatura, predisposto delle autorità postali e descritto come da appositi decreti come ogni carta-valore; il bollo datario con il nome della località; il numero distintivo della macchina o il nome dell’utente, il suo indirizzo ed eventuali altre diciture, anche pubblicitarie, e nei primi tempi pure il numero progressivo degli oggetti bollati, fino a un massimo di 9.999. L’Italia introdusse questo sistema d’affrancatura nel 1927, e la prima affrancatrice in uso regolare fu attivata il 26 giugno 1927 alle Esposizioni Riunite del Littoriale, a Bologna. Inizialmente il sistema non era ammesso per il pagamento di servizi accessori (posta aerea, espresso, posta pneumatica) né sulle ricevute di ritorno. Nel 1934 fu autorizzato, inizialmente solo per alcune Francotyp, l’inserimento delle diciture Stampati, Raccomandata, Assicurata, Espresso, Recapitata a mano. Dal 1932 fu approntata anche un’impronta doppia per i bollettini pacchi, ed era l’unica forma di affrancatura ammessa sui bollettini di spedizione senza valore stampati dagli stessi utenti. Fra il 1943 e il 1945 queste impronte “rosse” ebbero varie traversie a causa dei fasci che vi figuravano. Nel dopoguerra, insieme all’adozione di un nuovo tipo di punzone, per motivi di svalutazione fu prima spostata la virgola e inserito uno zero fisso finale dei centesimi, poi fu sostituita anche l’unica cifra decinale con un =, e infine eliminati del tutto i decimali: malgrado tali adeguamenti si rese talvolta necessario applicare varie impronte a una stessa corrispondenza per raggiungere gli importi superiori a 100 lire, e in seguito a 1.000. Dal luglio 1953 queste impronte furono anche utilizzate in azzurro o in nero per le tassazioni. Dal luglio 1967 per evitare confusioni tra macchine di marche o modelli diversi recanti il solo numero di matricola (che poteva essere lo stesso) le Poste hanno imposto di far comparire nell’impronta anche la sigla distintiva da quel momento attribuita a ogni modello: sigla e numero di matricola, posti su un’unica riga, devono figurare tra il punzone e il datario, oppure sotto il punzone, e se necessario anche in altro punto o verticalmente.
I marchi rappresentati in Italia sono stati: Francotyp (dal 1927), Universal (1927-32 e 1958-61), Hasler (dal 1927), Sima (dal 1927), Audion (dal 1940 con i modelli Postitalia, Micropost e Astro), Lirma (dal 1950), Pitney Bowes (dal 1952), Pegasus (1953-54), Postalia Teleposta (dal 1954), Steiner (dal 1955), Francopost (dal 1957), Univerpost (1957-1960), Satas (1964-65), Roneo Neopost (dal 1967) e Gamma (dal 1992).
AFIS, sigla di Amministrazione Fiduciaria Italiana della Somalia, in uso dal 1º aprile 1950 al 30 giugno 1960, quando l’ex Colonia italiana fu posta dalle Nazioni Unite sotto amministrazione dell’Italia, con il compito di condurla all’indipendenza. La dicitura SOMALIA AFIS usata da alcuni risulta pertanto scorretta, avendo una S finale di troppo.
Africa Orientale Italiana. Nome usato dall’Italia fascista – a imitazione delle altre potenze coloniali – per ribattezzare l’unione dell’Eritrea, della Somalia e dell’Etiopia appena conquistata in un unico sistema coloniale, proclamato dal Duce il 9 maggio 1936. L’AOI era composta da 6 circoscrizioni politico-amministrative: Amàra (capoluogo Gòndar), Eritrea (Asmara), Galla e Sidama (Gimma), Haràr (Haràr), Somalia (Mogadiscio) e il governatorato di Addis Abeba, nello Scioa. Pur continuando a circolare ovunque le carte-valori postali di Eritrea e Somalia, dal 7 febbraio 1938 l’AOI ebbe a disposizione anche propri francobolli e segnatasse: fortunatamente non si ebbe una serie per ciascuna circoscrizione, come inizialmente previsto (vedi Tanto lavoro per poco, di Danilo Bodoni, SdP 24/speciale 27). Non fu invece emesso alcun intero postale, se si eccettua l’unica cartolina postale militare italiana a tariffa ridotta, che fu distribuita proprio nel nuovo territorio dal maggio 1937. L’AOI si dissolse poco dopo l’entrata in guerra dell’Italia, in seguito alle ovvie difficoltà di contatti che portarono già nel 1941 all’occupazione britannica.
Agente. Talvolta usato nel senso di dipendente. “L’Amministrazione con ripetuti avvertimenti ha dichiarato a tutti i suoi agenti…” (Bollettino postale 1863 n. 7 § 169)
Agente rurale. Denominazione generica per indicare personale addetto alla raccolta, al trasporto e/o alla distribuzione della posta nelle campagne. Vedi anche Portalettere o distributore rurale, procaccia, pedone, collettore.
Agenzia. 1. Ditta privata o cooperativa che si occupa del recapito di corrispondenze in loco. Vedi Agenzia di recapito.
2.Ufficio postale e/o telegrafico affidato in gestione a privati. Sperimentati dal 25 settembre 1894 a Milano con l’Agenzia postale nº 1 aperta presso l’Unione Cooperativa, nelle vicinanze della Galleria, questi uffici vennero regolati da un Decreto del 1896 che ne autorizzava l’apertura “nei comuni in cui il reddito postale e telegrafico risulti in un triennio superiore alla media annua di lire centomila”. Il pubblico ne decretò l’immediato successo anche perché le 40 agenzie quasi subito aperte presso negozi e uffici offrivano comodità come tavolini e poltrone di cui gli altri uffici postali dell’epoca non disponevano. Ma l’onere finanziario risultò esorbitante per le Poste, oltre che ingiustificato dato che sottraevano incassi ai normali uffici, e nel giugno 1899 furono soppresse. Furono reintrodotte nel 1923, quando si riammise l’apertura di uffici postali, telegrafici o telefonici affidati a privati sia a provvigione che – in caso di uffici interni ad alberghi, stabilimenti e luoghi di cura – a totale carico dei concessionari. Furono poco meno di 300 le agenzie postali in attività fino al 1952, quando quelle a titolo oneroso furono soppresse e le altre assunsero il nome di Recapiti (Vedi Le Agenzie e i Recapiti postali in Italia 1894-1984 di Enrico Angellieri, 1985)
3. Nome dato nella riorganizzazione degli uffici postali del 1952 alle ricevitorie postali di più modeste proporzioni, affidate nei centri minori a portalettere che curavano sia la distribuzione sia, per alcune ore del giorno, le altre operazioni d’ufficio.
4. L’ufficio postale di ogni tipo, secondo la terminologia introdotta con la Legge 29.1.1994, n. 71 che trasforma l’Amministrazione postale in Ente Pubblico Economico.
Agenzia di base. Nome delle normali Agenzie (uffici postali) per distinguerle dalle Agenzie di coordinamento.
Agenzia di coordinamento. Struttura organizzativa raggruppante un certo numero di Agenzie di base e operante in bacini di utenza predeterminati, al fine di attuare scelte strategiche come sentire gli umori della clientela, riguadagnare segmenti di mercato e consolidare quelli ancora presenti. Istituite da Poste Italiane il 1º febbraio 1996, furono soppresse il 12 aprile 1999.
Agenzia di recapito. Agenzia privata – ditta o cooperativa – che a partire da fine ‘800 si occupava del recapito in ambito cittadino di stampe e altri oggetti esclusi dalla privativa postale, fra cui si facevano sovente passare – come d’altronde previsto dalla legge – anche “le lettere che una persona spedisce ad un’altra per mezzo di espresso”, ovvero una persona espressamente incaricata e pagata. Il loro successo e la loro intraprendenza (alcune posero in uso anche talloncini con funzione di francobolli) finirono per metterle in aperta concorrenza con le Poste: sul Bollettino postale 1909 n. 12 § 274 si legge infatti che “in alcune principali città del Regno si sono istituite delle agenzie ed imprese di commissioni, le quali incettano, tra l’altro, corrispondenze epistolari per farle poi recapitare per espresso nell’interno delle città stesse od entro i confini dei rispettivi comuni” e che “talune di esse hanno anche relazioni dirette con altre imprese del genere o con succursali stabilite in molte provincie, e fanno esercitare tale servizio da appositi corrieri viaggianti”; e poiché questo “costituisce un’infrazione alla privativa dell’Amministrazione postale, il Ministero non può assolutamente permettere, né tollerare, che imprese private eseguiscano un servizio devoluto per legge allo Stato”. Nel 1913 si stabilì perciò che la loro attività fosse soggetta a speciale concessione delle poste e al pagamento di un canone annuo o, in seguito, all’uso di apposite marche sulle corrispondenze epistolari da loro recapitate. Dal 1923 vennero utilizzate dalle stesse Poste per il recapito degli espressi, sia ordinari che raccomandati, come mostrano i talloncini che talvolta appaiono sulle corrispondenze.
Aggio. Provvigione dovuta ai rivenditori sulla vendita delle carte-valori; agli inizi del Regno d’Italia era del 3 per cento, poi venne ribassata fino all’1 per cento. Dal 21 luglio 1890 al 31 marzo 1897 fu concesso anche ai privati per ogni acquisto di carte-valori superiore a 100 lire.
A giro di posta. Con il primo viaggio postale disponibile.
Airgraph. Speciale servizio postale britannico a mezzo microfilm riservato alla posta militare, creato durante la 2ª guerra mondiale per poter inoltrare con i mezzi aerei il maggior numero di corrispondenze nel minimo spazio. I messaggi, scritti su speciali moduli con testo e indirizzo su una stessa facciata, erano poi microfilmati, e sugli aerei viaggiavano solo i rulli di pellicola; giunti a destinazione se ne traevano stampe fotografiche dei singoli biglietti, che venivano inviate ai destinatari in apposite buste. Lo stesso servizio fu messo in opera anche dagli Stati Uniti con il nome di V-Mail. Entrambi furono utilizzati dagli Alleati anche in partenza dall’Italia.
Ala. Cittadina del Trentino in cui, quando faceva parte dell’Austria, fu istituito presso la stazione ferroviaria un ufficio postale italiano per le operazioni doganali dei “piccoli pacchi” da o per gli ambulanti italiani che avevano Ala come capolinea. Aperto il 1º ottobre 1881, fu chiuso il 1º giugno 1912, quando le relative operazioni passarono a Verona Pacchi Dogana.
Ala Littoria. Compagnia aerea italiana a capitale interamente statale, costituita il 28 ottobre 1934 dalla fusione della SAM, Società Aerea Mediterranea (che fin dal 1931 aveva assorbito la Transadriatica), con la SANA e la SISA.
Albania. Provincia dell’Impero ottomano per cui l’Italia mostrò particolare interesse nel Novecento: sostenendone l’autonomia durante l’invasione serba e montenegrina del 1912, con l’occupazione militare della parte meridionale durata dal 1915 al 1920 nella prospettiva di un paese indipendente ma con Valona italiana. Nell’era fascista il trattato ventennale del 1927 e il prestito decennale del 1931 ne fecero in pratica un protettorato (nel giugno 1934 fu anche inviata una squadra navale a Durazzo perché re Zogu non intendeva fascistizzare il paese), finché la spedizione militare che nell’aprile 1939 sbarcò a Durazzo, Valona e Serranda costrinse il re e il governo alla fuga. Insediati un governo-fantoccio con Mustafa Kruja e un’Assemblea costituente che offrì la corona a Vittorio Emanuele III nella forma di unione personale ereditaria: titolo che il re d’Italia nonché imperatore d’Etiopia accettò il 16 aprile 1939. Negli anni seguenti l’Albania fu usata come Colonia, come opportunità di lavoro per oltre 10.000 Italiani delle regioni più povere, soprattutto veneti e meridionali. L’interesse italiano per l’Albania fu evidente anche sul piano postale: già fra il 1901 e il 1908 uffici di posta italiani furono aperti a Scutari, Durazzo e Valona, e in molte altre località dell’Albania meridionale nel 1916/19, finché dal 15 agosto 1929 fu adottata tra i due Paesi la tariffa postale interna per tutti i servizi ad esclusione dei pacchi postali. Dal 1939 Vittorio Emanuele venne effigiato come re d’Albania su francobolli e interi postali (tra cui due buste) stampati a Roma per il nuovo regno, mentre su espressi e segnatasse figurava uno stemma contornato da fasci simile a quello italiano anche se con l’aquila bicipite albanese in luogo della croce sabauda. E proprio dall’Albania partì nell’ottobre 1940 l’attacco italiano alla Grecia, che però fallì miseramente (anzi, furono i Greci a occupare Coritza e Argirocastro) e riuscì solo nell’aprile 1941 con l’appoggio tedesco. Nel luglio 1941 l’occupazione e lo smembramento della Iugoslavia portarono a un ampliamento territoriale anche dell’Albania, con l’annessione del Kossovo, di parte della Macedonia e di Ulcinj, durato però appena due anni. A seguito degli eventi dell’8 settembre, il 26 settembre 1943 rinunciò al titolo, mentre l’Albania era già da una settimana sotto controllo germanico.
Per arginare l’esodo di albanesi verso l’Italia dopo la caduta di Oxa, dal 23 settembre 1991 al dicembre 1993 vi operò un contingente italiano, per la distribuzione di aiuti alimentari, con base a Durazzo; era dotato di ufficio di posta militare con bollo intestato ITALFOR PELLICANO ALBANIA. Un’altra operazione internazionale sotto guida italiana si rese necessaria dal 15 aprile al 9 agosto 1997 per riportare l’ordine nel Paese e impedire un nuovo esodo verso l’Italia: dal 7 maggio a fine luglio fu attivato un nuovo servizio di posta militare distinto dal bollo OPERAZIONE ALBA con marchio delle Poste Italiane.
Alberghi. Ai tempi in cui la posta era il principale se non l’unico mezzo di comunicazione esistente, gli alberghi — specie i più importanti e i più isolati — si premuravano di offrire ai propri clienti ogni comodità di tipo postale, a cominciare dal tipico casellario per i messaggi e le corrispondenze in arrivo per finire, non appena era possibile, a veri e propri uffici postali e/o telegrafici, magari sotto forma di agenzia o di recapito. Molti alberghi erano inoltre dotati di speciali etichette intestate per la rispedizione di lettere non potute recapitare per mancato arrivo o anticipata partenza dei clienti. (vedi Spiacente, il signore non è nel nostro hotel, di Bertazzoli e Ermentini, su Storie di posta vol. 17/speciale n- 21)
Albino. Dicesi di impressione tipografica non inchiostrata, solitamente di una soprastampa, rilevabile a luce radente dal rilievo al retro del francobollo o dalle tracce incavate sulla superficie. Di solito si tratta di una varietà occasionale, sovente affiancata da una battuta regolarmente inchiostrata. Fanno eccezione i francobolli e le cartoline postali approntati fra il 1902 e il 1909 per l’ufficio di Janina utilizzando le soprastampe previste per gli uffici di Durazzo, Scutari e Valona in cui la dicitura ALBANIA non venne volutamente inchiostrata.
Album. Sorta di libro destinato a contenere francobolli e altri oggetti da collezione. I più usati dai filatelisti sono del tipo a fogli mobili, per la libertà di ampliamento e cambiamento che consentono nella sistemazione delle collezioni.
Alessandria d’Egitto. Città e importante porto del Vicereame d’Egitto in cui ebbe inizio e si affermò a partire dal 1820 la Posta Europea (vedi), in seguito ceduta al Governo egiziano. Per agevolare le comunicazioni con la folta e importante colonia italiana (fu un italiano a fondare, nel 1845, il primo giornale egiziano) e allo stesso tempo per inserirsi nei traffici postali con le Indie e l’Oriente, nel giugno 1861 il locale Consolato italiano iniziò a svolgere servizi di posta utilizzando i francobolli d’Italia ma nessun annullo: le corrispondenze erano poi appoggiate all’ufficio inglese, che ne curava il trasporto fino a Marsiglia, mentre i valori italiani venivano annullati dall’ambulante Susa-Torino con i bolli DA ALESSANDRIA D’EGITTO o PIROSCAFI POSTALI INGLESI. Visti i discreti risultati il 1º marzo 1863, in seguito all’inaugurazione della linea quindicinale italiana fra Ancona, Corfù e Alessandria, il nuovo Regno d’Italia vi attivò il suo primo nuovo ufficio postale all’estero, inizialmente affidato ai dirigenti, anch’essi italiani, della Posta Europea. A fine gennaio del 1884 fu anche il primo ufficio italiano all’estero a venir chiuso, grazie al buon funzionamento delle poste egiziane, dirette da italiani, e agli eccellenti rapporti esistenti fra le due Amministrazioni postali, che portò persino, dal 1884 al 1889, all’adozione della tariffa interna per le lettere scambiate fra i due paesi.
ALI, Avio Linee Italiane S.p.A. Compagnia aerea costituita dalla FIAT nel 1926, che il 15 aprile 1928 inaugurò la linea Milano-Trento-Monaco con trimotori Fokker F.VIIa e il 1º ottobre seguente la linea Milano-Roma.
Alitalia. Compagnia aerea italiana di bandiera, che prese il posto dell’Ala Littoria.
Al mittente. Dicitura di bolli ed etichette usati dalle Poste per respingere
corrispondenze con indirizzo errato o incompleto, rifiutate, destinate a persone sconosciute, trasferite o decedute, oppure dirette a località per cui è impossibile l’inoltro. Per vario tempo il modello 24-B arancione è stato uno dei più eleganti ed esaurienti al mondo.
Allo scoperto o Fuori dispaccio o Fuori sacco. Inoltro di corrispondenze al di fuori dal dispaccio postale, con consegna da parte del personale viaggiante o dell’ufficio di stazione direttamente al destinatario o a un suo incaricato, effettuata su singole autorizzazioni delle Direzioni postali per agevolare particolari utenti. Tali plichi dovevano essere in buste rosse o con grande scritta FUORI SACCO, ed essere regolarmente affrancati come espresso; da questa sovrattassa erano esclusi sin dal 1895 gli invii dei corrispondenti di quotidiani e periodici alle rispettive redazioni.
Alpenvorland (in tedesco Prealpi). Zona di operazioni istituita nel settembre 1943 da Hitler e posta sotto il diretto controllo del Gauleiter del Tirolo, Franz Hofer, con poteri civili e militari: comprendeva Trentino, Alto Adige e la provincia di Belluno. A differenza del resto d’Italia, lasciata almeno formalmente al governo di Mussolini, l’Alpenvorland fu praticamente annesse al Reich, come l’Adria; e nel 1944 fu preparata anche una serie di francobolli con vedute di varie località delle due zone, che venne però bloccata dagli eventi, a differenza di quella per Lubiana che comparve agli inizi del 1945 (vedi Trieste fra Alleati e pretendenti, di Franco Filanci, Poste Italiane 1995). Come in tutte le zone occupate dai Tedeschi già nel novembre 1943 vi fu istituita una Deutsche Dienstpost, una rete postale autonoma con uffici nelle località di maggior interesse, tutti dotati di appositi bolli a date nominativi (e anche muti per le corrispondenze della Feldpost), di lineari Durch Deutsche Dienstpost Adria, contrassegni di franchigia, in qualche caso con aquila e svastica, e di moduli, etichette e francobolli tedeschi. A fine 1944 nella sola provincia di Bolzano – data la forte presenza di cittadini di lingua tedesca favorevoli al Reich – furono istituiti, solitamente presso uffici postali italiani o la Postgendarmerie, anche 40 agenzie postali (Dienstpostellen), dotate di bolli rettangolari senza data, e 77 recapiti (Dienstposthilfstellen) forniti solo del bollo Durch Deutsche Dienstpost Alpenvorland. Uffici, agenzie e recapiti furono tutti chiusi il 28 aprile 1945, tranne l’ufficio di Innichen-San Candido che funzionò fino al 2 maggio. (Vedi La Posta tedesca nelle zone di operazioni dell’Alpenvorland e del Litorale adriatico 1943-1945 di Giuseppe Agnoli)
ApprofondimentoAlto valore. fil. Francobollo di elevato valore facciale.
A lui solo. Richiesta di consegna al solo destinatario e non ad altri, che le Poste debbono esaudire, almeno per raccomandate e assicurate, sin dal 1890. In alcuni Paesi era un servizio accessorio (vedi Consegna in mani proprie).
Ambulante. Ufficio postale mobile, sistemato su treno, su piroscafo (natante) o su autoveicolo (autoambulante). I più antichi sono quelli ferroviari, sistemati su speciali carrozze la cui attrezzatura consente di bollare, controllare e smistare durante il viaggio la posta prelevata alle varie fermate o dalle cassette postali poste all’esterno del vagone. Il primo ambulante fu impiegato in Gran Bretagna nel 1837 sulla linea Liverpool-Birmingham, mentre il primo italiano entrò in funzione il 1º giugno 1855 sulla linea Torino-Genova. Poiché i bolli di questi uffici erano alquanto generici, figurando solo il nome o gli estremi della linea, nell’800 fu prevista da parte degli ambulanti l’apposizione su ogni corrispondenza di un secondo bollo, lineare, indicante la stazione in cui era stata prelevata (bolli che qualcuno ha erroneamente definito di collettoria); questo avvenne abbastanza regolarmente fino all’introduzione dei bolli numerali, quando gli addetti cominciarono a ritenere eccessiva l’apposizione di 3 bolli per ogni lettera. Per ciascuna linea era previsto un annullo per l’andata e uno per il ritorno; quando sulla stessa linea agivano più ambulanti, erano distinti da un proprio numero, mentre una lettera indicava i vari turni o i diversi impiegati. Dall’introduzione dei messaggeri* i bolli degli ambulanti recano sempre l’indicazione AMB. o NAT. Gli ambulanti erano anche provvisti di francobolli e potevano registrare le raccomandate loro consegnate o trovate in buca, utilizzando però solo numeri di registrazione pari. Ebbero un numero distintivo dal 1890. Esattamente un secolo dopo divennero solo un ricordo.
AMG FTT, Allied Military Government, Free Territory of Trieste. Sigla ufficiale del cosiddetto Territorio libero di Trieste sotto controllo anglo-americano; appare in soprastampa su tutte le carte valori utilizzate nei suoi uffici dall’ottobre 1947 al novembre 1954 (vedi Trieste fra Alleati e Pretendenti, di Franco Filanci, Poste Italiane 1995)
AMG VG, Allied Military Government, Venezia Giulia. Sigla utilizzata dal Governo Militare Alleato della Venezia Giulia per differenziare i francobolli e le cartoline postali in uso nella zona sotto il suo controllo, cioè la fascia di territorio sulla sinistra della Linea Morgan comprendente parte delle provincie di Gorizia e Trieste, e la città di Pola. La soprastampa rispondeva essenzialmente a ragioni politiche, per dimostrare agli Iugoslavi che l’uso di francobolli italiani non significava una restituzione di queste provincie all’Italia; per tale ragione non furono distribuite dal gennaio 1946 nella provincia di Udine, visto che la sua italianità non era in predicato, né vennero soprastampate altre carte-valori di uso interno o destinate solo all’Italia. Nella seconda metà del settembre 1947 rimasero in corso anche nel nuovo Territorio Libero di Trieste, in attesa dei valori con soprastampa AMG-FTT (vedi Trieste fra Alleati e Pretendenti, di Franco Filanci, Poste Italiane 1995).
Ammagliatura. Cucitura di una busta assicurata e del suo contenuto con ago e filo, prevista dai regolamenti postali se ritenuta non sigillata in modo conveniente. Di qui l’abitudine di scrivere Non perforare sulle assicurate contenenti francobolli e pezzi filatelici. Abolita dal 1911 ma poi ripristinata, è rimasta in vigore sino a fine Novecento.
Ammenda o multa disciplinare. Punizione pecuniaria per gli impiegati postali, per infrazioni che vanno dalla lettura dei giornali affidati alla posta alla disattenzione “causa del disguido di una lettera o piego ordinario”, dall’errato avviamento di una raccomandata fino al dar luogo “a reclami per gravi mancanze di rispetto od anche di urbanità nei rapporti col Pubblico”. Dal 1881 il pagamento era rappresentato mediante segnatasse applicati su appositi moduli, poi da francobolli.
Ammessa alla corrispondenza privata. Bollo a stampa applicato alla fine del 1877 sulle cartoline postali di Stato del gennaio 1875 non più in corso, per consentirne l’uso da parte del pubblico.
Amministrazione postale. Complesso degli uffici pubblici addetti all’organizzazione e alla gestione dei servizi di posta, bancoposta, telegrafo ecc.
Anaglifico. Sistema inventato nel 1938 da Köhler, Graf e Calov per la visione di
immagini tridimensionali. Per consentire a ciascun occhio di selezionare un’immagine diversa si utilizzano occhiali dotati di una lente rossa e una verde, e una coppia di immagini ottenute da due punti accostati, stampate proiettate una sull’altra, una in rosso e una in verde: la lente rossa vede solo l’immagine stampata o proiettata in verde, quella verde solo l’immagine rossa. Nel 1953 l’Italia, presa dalla moda per le immagini 3-D sulla stampa e al cinema, stabilì di emettere 5 francobolli anaglifici, nel centenario dei primi studi sulla stereoscopia; ne apparvero però soltanto due, a fine 1956, con un globo terrestre celebrativo dell’ingresso dell’Italia alle Nazioni Unite. Gli occhiali bicolori necessari per vedere qualcosa di più di un garbuglio di righe rosse e verdi erano allegati al bollettino illustrativo o venduti in speciali buste a favore della Croce Rossa riproducenti le 5 vedute in 3D inizialmente previste per la serie del 1953 (vedi Storie di posta vol. 17/speciale n. 21)
Analfabeti. In tempi in cui l’analfabetismo era diffuso, erano previste speciali norme per il ritiro di raccomandate e assicurate, l’incasso di vaglia ecc. da parte di persone che non potevano firmare: ad esempio nel 1868 si stabilì che i vaglia inferiori a L. 500 “possono essere pagati, previa quietanza dei destinatari mediante segno di croce, convalidato dalle firme di due testimoni, a condizione però che uno almeno dei testimoni sia persona solvibile e dichiari in calce al vaglia di rendersi garante della regolarità del pagamento.”
Anatolia. Parte dell’Impero Ottomano, corrispondente all’antica Asia Minore e all’odierna Turchia, in cui alla fine della prima guerra mondiale l’Italia, come Potenza vincitrice e in base agli accordi presi con Francia e Gran Bretagna nel 1915, tentò di instaurare una propria “zona d’influenza” economica; l’interesse italiano era rivolto principalmente all’Egeo e alla parte meridionale dell’Anatolia, e furono inviate truppe in alcune località. L’instaurazione della Repubblica turca ne impedì l’attuazione nei modi previsti, costringendo l’Italia ad accontentarsi del Dodecanneso, che le fu attribuito definitivamente nel 1924. Ma in realtà l’Italia ottenne ben di più, grazie alla lungimiranza del Conte Carlo Sforza, Alto Commissario per l’Italia a Costantinopoli, che aveva concesso asilo politico a un “terrorista” ricercato dalle autorità britanniche, Mustafà Kemal, poi detto Ataturk, consentendogli di agire alla luce del sole per la creazione del nuovo Stato turco; l’amicizia e le ottime relazioni con il nuovo Presidente consentirono così all’Italia di firmare un trattato che causò l’invidia delle diplomazie europee. Secondo il francese Pichon questo successo italiano aveva di fatto “esteso la sfera d’influenza italiana all’intera Turchia”. Di questa poco nota avventura anatolica, durata alcuni anni senza grandi risultati pratici, ci restano i bolli degli uffici italiani di posta militare e civile aperti a Smirne, Scalanova e Adalia (vedi Storie di Posta Italiana al di là dei mari, Vastophil 89)
Angeli, Giuseppe (San Marino 16 giugno 1851 - 12 aprile 1924). Titolare della Tipografia sammarinese fondata nel marzo 1879, unica esistente nella piccola Repubblica quando nel 1892 si dovettero soprastampare alcuni francobolli in corso per sopperire alla mancanza dei valori da 5 e 10 cent. La scarsità di caratteri identici, necessari per realizzare almeno 50 soprastampe tutte uguali, o quasi, portò alla creazione di numerosi sottotipi e anche di qualche errore, che rendono quest’emissione fra le più simpatiche e appassionanti per una raccolta specializzata.
Annettere. Accludere, inserire in un plico.
Annessa. Arcaico nel senso di lettera allegata. “Coll’annessa vado a
raccomandarla” (N.Paganini)
Annullamento. Azione dell’annullare, talvolta usato nel significato di annullo.
Annullato. Dicitura che figura nei grandi bolli impiegati dal 1863 per i rifiuti e in seguito soprattutto per demonetizzare cartoline-vaglia e bollettini pacchi destinate alla vendita ai collezionisti a prezzo inferiore al facciale. Fino al giugno 1885 un bollo simile ma in caratteri piccoli venne usato per annullare le tassazioni rappresentate da segnatasse sulle corrispondenze rifiutate o su quelle rispedite, su cui si dovevano applicare altri segnatasse nella nuova località.
Annullo. 1. Stampo, normalmente in metallo e munito di impugnatura, utilizzato per obliterare le carte-valori postali.
2. Impronta postale destinata a rendere nulli, e quindi non più utilizzabili, i francobolli applicati o stampati su oggetti di corrispondenza, moduli ecc. Può essere nominativo se riporta il nome della località, la data ed eventuali altri informazioni (questo tipo dev’essere impresso anche a lato dell’affrancatura per garantirne la leggibilità), numerale se presenta solo il numero distintivo dell’ufficio postale, solitamente fra punti o tratti che incidono o deturpano il francobollo, oppure muto se non reca indicazioni dell’ufficio che lo utilizza, dovendo obliterare francobolli sfuggiti all’annullo in partenza. In base alla forma è definito dai filatelisti lineare se reca i dati su una o più righe, in cartella se le diciture sono circondate da uno o più fili, ornato se presenta dei fregi, a cerchio (semplice o doppio) se le diciture, normalmente in curva, sono racchiuse in un cerchio, con bandella se il cerchio reca diciture in un segmento esterno, duplex quando è formato da due diversi bolli accostati, solitamente per l’impiego con macchine bollatrici. A seconda dell’impiego o dello scopo gli annulli possono essere speciali o temporanei se utilizzati solo in particolari occasioni (esposizioni, fiere, manifestazioni ecc.); celebrativi o commemorativi se presentano anche diciture di circostanza, e pubblicitari, se recanti marchi e/o slogan; manuali se applicati da un bollatore e meccanici se impressi mediante macchine automatizzate; provvisori se realizzati con bolli di fortuna, talvolta muti, in attesa dell’arrivo o della riparazione di quello normale. I collezionisti definiscono grafici o manoscritti gli annulli eseguiti in tutto o in parte a penna in mancanza di bolli regolari, talvolta aiutandosi con una moneta per avere anche il cerchio come gli annulli regolari, e di favore quelli applicati su loro richiesta, sovente senza alcun effettivo inoltro postale. L’annullo può anche essere tipografico quando è ottenuto a stampa, ad esempio su giornali in cui il francobollo era applicato sui fogli ancora in bianco (un sistema non previsto in Italia, e realizzato mediante gli stessi “piombi” del quotidiano), oppure su cartoline o buste filateliche per ottenere più velocemente impronte molto nitide (in tal caso utilizzando un cliché riproducente un annullo).
Annunci a mezzo cartolina, vedi Avvisi economici in cartolina
Antàlya, vedi Adalia
Antiche Provincie. Agli inizi del Regno erano così indicati il Piemonte, la Liguria e la Sardegna, ovvero i territori appartenenti ai Savoja già prima del 1860.
Antichi Stati. Termine filatelico per indicare regni, principati, granducati, ducati e città libere presenti in Italia e nell’Europa centrale prima dell’unificazione italiana e tedesca.
Aosta. Regione che ha come lingua madre un patois franco-provenzale. In periodo fascista molti comuni della Valle dal nome francesizzante lo italianizzarono o lo variarono addirittura per compiacere il regime: il nome originale fu ripreso dal 1º gennaio 1947.
Tra la fine di aprile e il maggio 1945 sarebbero dovuti entrare in uso, per ordine del locale CLN, i francobolli fatti stampare in Svizzera da alcuni collezionisti elvetici, recanti la dicitura CLN e POSTE ITALIANE ZONA AOSTA e immagini di montagne, insegne di partiti, catene infrante e bandiere al vento. Ma quando la fornitura fu portata in Italia, a fine aprile 1945, venne bloccata alla frontiera svizzera e non giunse mai a destinazione. Solo alcuni esemplari furono utilizzati per posta dai loro creatori in uffici di confine dell’alta Lombardia, approfittando del momento di confusione. (vedi I francobolli dei CLN, di Franco Filanci, su Storie di posta vol. 11/speciale n. 15)
ApprofondimentoAperta per conformità di nome. Indicazione in uso soprattutto ai tempi in cui la posta era distribuita in ufficio e le famiglie erano numerose, quando una lettera veniva consegnata alla persona sbagliata a causa del nome identico o simile. Se veniva “restituita dissuggellata” doveva essere richiusa “apponendo il suggello dell’Ufizio a ceralacca accanto a quello lacerato,” o in seguito un suggello gommato, invitando “la persona omonima a firmare a tergo della lettera la seguente dichiarazione Aperta per conformità di nome e cognome. Se la persona omonima ricusa di sottoscrivere la mentovata dichiarazione oppure se è illetterata, l’Ufiziale di posta scrive a tergo della lettera Aperta per conformità di nome e cognome dal Sig.… che ricusò certificarlo oppure che dichiara essere illetterato.”
Api. Nel 1878 fu chiesto di ammettere, “nell’interesse dell’apiaria, la spedizione per mezzo della posta di campioni di api regine vive chiuse in piccole scatolette o gabbiette di legno di forma quadrata, coperte nella parte superiore da una reticella di filo di ferro alla quale è soprapposta, per maggior guarentigia, una seconda reticella pure di filo di ferro. La Direzione generale, sul riflesso che le gabbiette di cui si tratta sono composte in modo da preservare chi le maneggia dalle punture dell’ape entrostante, e che non possono recar danno alle corrispondenze, ha aderito alla domanda e ne avverte gli uffizi postali perché non oppongano difficoltà ad accettarle e ad ammetterle al trattamento dei campioni.”
A posta corrente. Arcaico per “a stretto giro di posta”.
Appendice. Termine filatelico per indicare il rettangolo più o meno dentellato, decorato con fregi e/o diciture ma senza valore postale, che compare nei margini dei fogli di alcuni francobolli o anche a fianco di ciascun esemplare. In antico servivano a ridurre a cifra tonda il numero degli esemplari nel foglio, come le croci dei valori austriaci e del Regno Lombardo-Veneto, stampati in fogli di 64 che così diventavano 60. Dal 1893 al 1915 il Belgio mise apposite appendici a tutti i francobolli perché il pubblico potesse decidere se la corrispondenza che affrancava doveva essere o meno recapitata di domenica. Negli anni ‘50 ebbero un imprevisto successo le appendici marginali dei francobolli di Israele e dell’ONU, con marchi e testi esplicativi, ma la cosa si calmò quando divenne routine. In seguito l’appendice è stata usata soprattutto per aggiungere marchi o diciture che non stavano nella vignetta (o non era opportuno inserirvi) o semplicemente per rendere più originali e desiderabili certe emissioni piuttosto banali.
AQe, sigla di Acque.Fogli-lettera istituiti dalla Repubblica di Venezia nel 1608, e rimasti in uso fino alla sua caduta nel 1797, per raccogliere fondi a favore del Magistrato delle Acque (di qui la sigla AQe nell’intestazione) impegnato nelle opere di bonifica e drenaggio dei fiumi Brenta, Bottenigo e Muson. La tassa di 4 soldi era dovuta “di più dell’ordinario”, cioè oltre al porto e al dazio, per ogni lettera “fatta a qualsivoglia Magistrato, Offitio, Collegio et Consiglio”di Venezia e veniva incassata dai “Nodari de’ Magistrati”che utilizzavano questi fogli per spedire le lettere ufficiali. Il foglio, o taglio, era usabile sia per scrivervi la lettera che come sovraccoperta. Chiaramente i 4 soldi non rappresentavano una tassa postale, ma l’uso obbligatorio di questi tagli per certe comunicazioni li rende molto simili ai francobolli di beneficienza di paesi come la Grecia, la Romania, il Portogallo – che non avevano valore di affrancatura ma senza i quali le corrispondenze non venivano inoltrate – che i cataloghi riportano e i collezionisti raccolgono senza problemi. In più il gran numero di varianti, col nome dei diversi Dacier (fino al 1709) o persino degli uffici cui erano destinati (nel 1629), con l’indicazione degli anni di validità (dal 1705), e soprattutto con le diverse incisioni del Leone di San Marco, talvolta splendide talvolta rozze o persino buffe, offre un campo di ricerca fra i più classici, appassionante e assolutamente unico (per la catalogazione vedi Interitalia, di Filanci, Sopracordevole e Tagliente, LaserInvest 2010).
A.R. sigla di Avis de réception, avviso di ricevimento. A fine ‘800 i principali uffici avevano un timbro con questa dicitura, da applicare sulle corrispondenze per l’estero accanto al francobollo da 25 c. con cui veniva anticipato tale servizio accessorio (vedi Avviso di ricevimento).
Aramengo. Comune dell’Astigiano in cui agli inizi del 1945 fu organizzato insieme ai comuni di Cocconato, Cortazzone, Montafia, Piea e Piovà Massaia un servizio ausiliario di collegamento fra Asti e Chivasso, per sopperire alle carenze del servizio pubblico, a seguito della Circolare 08848 della Questura di Asti che imponeva di assicurare con ogni mezzo le comunicazioni postali fra i vari Comuni e il capoluogo. Il servizio ebbe inizio il 15 dicembre 1944. La tassa comunale, inizialmente di 50 cent., fu elevata a 1 lira dal 6 gennaio 1945; veniva “esatta dal portalettere all’atto della consegna della corrispondenza” su ogni lettera, comprese quelle ufficiali, escluse le corrispondenze di militari e prigionieri e le stampe, mediante apposite marche da 50 c. di colore verde fornite dal Comune, apposte ed annullate dagli uffici postali. (vedi Se tocca al sindaco far arrivare la posta, di Franco Filanci, su Storie di posta vol. 15/speciale n. 19)
Arbe (Rab).La più piccola delle 4 grandi isole del Quarnàro, situata a una sessantina di km a sud di Fiume, da cui si dice provenisse Marino, il Santo che diede il suo nome a una Repubblica. Alla fine della Grande Guerra l’Italia aspirava a tutte queste isole e a gran parte della Dalmazia, ma ottenne solo Cherso, Lussino, Zara e qualche isolotto. A nulla valse l’occupazione di Arbe e Veglia da parte della Marina italiana nel novembre 1918 e poi dei Legionari fiumani di D’Annunzio, dal 13 novembre 1920 al 5 gennaio 1921, se si esclude una caterva di francobolli e di varietà. Quando il trattato di Rapallo attribuì definitivamente Arbe alla Iugoslavia, gli irredentisti dell’isola affidarono il loro tricolore alle autorità di San Marino, come auspicio: in quell’agosto del 1923 le poste del Titano ricordarono la consegna con un francobollo. Addirittura 15 furono i francobolli che San Marino emise nel 1942 quando, a seguito della rioccupazione italiana, Arbe fu annessa alla provincia di Fiume (7 giugno 1941) e il tricolore tornò a sventolare sulla torre Gajarda. Non è noto dove sia finito in seguito, quando Arbe tornò alla Iugoslavia per finire oggi in Croazia.
Area. Nella terminologia introdotta con la Legge 29.1.1994, n. 71 che trasforma l’Amministrazione postale in Ente Pubblico Economico, indica una delle ex-Direzioni centrali.
Approfondimento
Argirocastro (Gjirokastër). Località dell’Albania occupata dall’Italia il 2 ottobre 1916: le nostre poste vi aprirono un ufficio postale che usò normali carte-valori italiane fino alla chiusura, agli inizi del 1919.
Ariano Polesine. Comune della provincia di Rovigo in cui a metà maggio 1945 si usarono francobolli celebrativi della Liberazione muniti della sigla del locale CLN. L’intervento dei collezionisti del posto era evidente, visto che si soprastamparono quasi 50 tipi diversi e persino alcuni alti valori che il locale ufficio postale non poteva avere in dotazione. Ma sono molte le corrispondenze normalmente viaggiate, anche se tutte in ambito provinciale, e regolarmente affrancate; e non vi fu intervento di commercianti, tanto che l’emissione restò a lungo sconosciuta (vedi I francobolli dei CLN, di Franco Filanci, su Storie di posta vol. 11/Speciale n. 15)
Arona. Comune sul Lago Maggiore, capolinea italiano del natante postale per la Svizzera. Nel maggio 1945 venne posta in vendita nel locale ufficio postale una serie di 14 francobolli soprastampati a cura del CLN, con un sovrapprezzo di 10 lire per esemplare; un altro e più cospicuo quantitativo venne restituito, dopo la soprastampa, “ai collezionisti donatori”. L’uso effettivo fu ovviamente limitatissimo (vedi I francobolli dei CLN, di Franco Filanci, su Storie di posta vol. 11/Speciale n. 15)
Arrivi e partenze. Fin dagli inizi del Regno “l’Ufizio di arrivo e partenza è la sezione principale di ogni Direzione. In esso si compiono tutte le varie operazioni relativa al ricevimento delle corrispondenze, loro diramazione interna e spedizione pei vari stradali”.
Artificieri. Si occupano anche di posta, a partire dagli anni ‘70, in una speciale Sezione di Roma Termini, dove vengono passati ai raggi X corrispondenze e pacchi destinati alla Camera, al Senato, ad alcuni Ministeri, Ambasciate ed eventuali altri uffici a rischio di attentati. In seguito il controllo è stato esteso ad altre città.
Assab. Insenatura della costa africana sul Mar Rosso presso lo stretto di Bab el Mandeb, considerata dal Governo italiano come “il luogo più conveniente, sotto l’aspetto militare e commerciale, a stabilimento di colonia” quando, alla fine del 1869, la solenne inaugurazione del Canale di Suez mise in moto anche la politica coloniale italiana. L’acquisto della baia, dopo una lunga trattativa con alcuni capi-tribù della zona, fu concluso nel marzo 1870 dall’ex-missionario Giuseppe Sapeto per conto della Società di navigazione Rubattino, d’intesa con il governo italiano, ufficialmente come appoggio per la sua linea diretta per le Indie inaugurata proprio nel febbraio 1870 con il piroscafo Africa. Tuttavia la reazione del governo egiziano, che inviò truppe nella zona per riaffermarne il possesso, e la lunga controversia diplomatica che ne seguì impedirono alla Rubattino di occupare la baia fino al dicembre 1879, quando finalmente poté assicurarsene il controllo grazie a nuovi accordi con i capi locali e soprattutto alla presenza di una piccola nave da guerra italiana, il cui capitano era stato incaricato dal governo di controfirmare i patti. Nel gennaio 1880 la Rubattino acquistò anche alcune isole della zona e diede il via a un primo insediamento, che nel gennaio 1881 vide l’arrivo di un commissario civile e l’inizio di un servizio di posta, per quanto approssimativo, con l’impiego fino al 1884 di francobolli con dicitura ESTERO e di un bollo lineare BAIA DI ASSAB. Dopo l’acquisto, il 10 marzo 1882, dei diritti su Assab da parte del governo italiano, nel marzo 1884 vi fu istituita una collettoria postale di 2ª classe, elevata alla 1ª classe dal giugno seguente e trasformata in ufficio secondario (inizialmente doveva essere di 1ª classe, ma poi si preferì Massaua*, occupata nel frattempo) dal 16 marzo 1885, quando l’occupazione italiana fu estesa sull’intera costa fra Assab e Massaua. (vedi Poste e comunicazioni della Colonia Eritrea, Dall’insediamento in Assab all’occupazione di Massaua, di Beniamino Cadioli, Prato 1995).
Assegno. Somma gravante una corrispondenza raccomandata o assicurata o un pacco, al cui pagamento è vincolata la consegna dell’oggetto. Il servizio postale riguardante l’invio di “oggetti con assegno “ o “gravati di assegno” fu introdotto in Italia dal 1º agosto 1889 nel servizio pacchi e dal 21 luglio 1890 per le corrispondenze per l’interno; è così possibile che raccomandate, assicurate e pacchi vengano consegnati solo contro pagamento della somma “assegnata”, cioè indicata dal mittente, la quale poi gli viene fatta pervenire a mezzo vaglia, che inizialmente poteva anche essere a carico del destinatario. Il sistema viene utilizzato non solo per la spedizione effettiva di beni ma anche per riscuotere abbonamenti, crediti e altre somme.
Assicurata. 1. Lettera spedita in raccomandazione (in vari Antichi Stati e in Italia fino a tutto il 1862) o in assicurazione.
2. Bollo indicante il servizio da svolgere.
Assicurativi. Speciali francobolli doppi in uso dal 1º gennaio 1927 a tutto il 1947 con cui l’Istituto di Assicurazione e Previdenza per i Postelegrafonici, su autorizzazione ministeriale, assicurava alcuni particolari oggetti postali per l’interno e le Colonie o gli Stati Uniti, fra cui pacchi postali in regime di “secondo rischio” (ovvero oltre la cifra già assicurata con le Poste o per casi di forza maggiore). Questi francobolli, distribuiti a tutti gli uffici postali come normali carte-valori, fino all’ottobre 1936 erano intestati alle Assicurazioni d’Italia, cui era stato appaltato il rischio; dal 1948 fino agli anni ‘70, quando il servizio fu abolito, si usarono invece semplici ricevute con scala valori.
Assicurazione. Servizio con cui le poste garantiscono il recapito delle corrispondenze contenenti valori, dietro pagamento di una soprattassa proporzionale al valore dichiarato dal mittente. In caso di smarrimento, manomissione, o incidenti non dovuti a cause di forza maggiore, le poste sono tenute a indennizzare il mittente, a seconda dei casi per l’intero valore dichiarato o entro i limiti di tale cifra. Sono prescritte particolari precauzioni nella chiusura del plico, mediante sigilli in ceralacca ed eventuale ammagliatura, e persino nella sistemazione di francobolli ed etichette, che devono essere singoli e distanziati per evitare che possano nascondere effrazioni. Questo servizio accessorio fu introdotto già in epoca prefilatelica, sovente come estensione della raccomandazione: in diversi Antichi Stati però il termine “Assicurata” indicava in realtà una raccomandata. Anche in Italia solo dal 1º gennaio 1863 il termine venne esclusivamente usato per le corrispondenze che recavano l’indicazione in cifre e in lettere del valore dichiarato. L’assicurazione può anche avvenire d’ufficio, quando si presume che una corrispondenza contenga valori: in questo caso la soprattassa, raddoppiata, è posta a carico del destinatario, sempre che alla consegna il sospetto si riveli esatto. Dal 16 febbraio 1921 fu introdotta l’assicurazione convenzionale, per cui non sono richiesti particolari suggelli, per la spedizione di oggetti di limitato valore.
Associazione a giornali. Speciale servizio postale esistene nell’Ottocento, quando abbonarsi a giornali o riviste, specie se di altri Paesi, poteva essere un problema data la scarsa diffusione sia delle banche sia del servizio dei vaglia, che in gran parte d’Italia iniziò solo nel 1861 mentre con l’estero ancora nel 1870 era possibile solo con qualche Paese. Per questo le Poste si offrivano come mediatrici, chiedendo un diritto fisso per l’interno e uno variabile per l’estero, e pubblicando periodicamente elenchi di pubblicazioni d’ogni dove, con i relativi costi, ad uso degli uffici postali.
Associazione filatelica. Unione di filatelisti interessati a uno stesso settore collezionistico, per lo scambio di notizie e materiale, per l’organizzazione di mostre e per promuovere la loro specializzazione.
Astipàlea. Isola del Dodecanneso che, per tutto il periodo italiano, fu nota con il nome italianizzato di Stampalia.
A stretto giro di posta. Con il primo viaggio postale disponibile, il più celermente possibile.
Astro. Affrancatrice meccanica a valori componibili prodotta dal 1955 dalla Audion di Milano.
A tergo, vedi Affrancatura
ATI, Aerotrasporti Italiani. Compagnia aerea fondata nel 1963 come filiale di Alitalia, in cui è stata inglobata nel 1994.
Attestato di emissione vaglia. Certificazione che dal 19 novembre 1925 poteva essere ottenuta, oltre alla normale ricevuta, da chi spediva un vaglia; veniva rilasciata su un apposito modulo, su cui erano riportati gli estremi del vaglia e si applicavano i francobolli corrispondenti alla speciale tassa richiesta per tale servizio.
Atti giudiziari e tavolari. Documenti di rilevanza giuridica o atti di natura immobiliare, la cui notificazione agli interessati, oltre che tramite ufficiali giudiziari, uscieri e messi comunali, dal 1923 è ammessa anche per posta, a mezzo apposite buste e ricevute di ritorno di colore verde; l’affrancatura in raccomandazione di entrambe deve figurare interamente sul plico contenente i documenti, mentre sull’avviso di ricevimento si applica il talloncino di raccomandazione rosa delle corrispondenze di servizio.
Atti parlamentari. Erano spediti in franchigia con speciali regole anche agli ex-deputati.
Audion. Società di Milano, prima distributrice delle affrancatrici meccaniche prodotte in Germania dalla Francotyp G.m.b.H., poi produttrice in proprio di vari modelli: Postitalia dal 1940, Micropost dal 1949, Astro dal 1955.
Austria. Impero con cui l’Italiaha condotto diverse guerre. Durante i conflitti dell’Ottocento le relazioni postali tra i due Stati non vennero però mai interrotte, ma decaddero solo le Convenzioni postali esistenti. Dal maggio 1859 al 15 maggio 1862, e dal 19 giugno al 19 settembre 1866, le corrispondenze dirette in Austria o provenienti dall’Austria dovevano essere affrancate solo fino a confine, in base alla tariffa interna, mentre la tassa postale del paese d’arrivo era posta a carico del destinatario, e le lettere non o insufficientemente affrancate venivano avviate per la via di Svizzera, che poteva essere usata anche da chi voleva affrancare a destino – persino in raccomandazione –pagando la tariffa fissata per gli Stati germanici. Solo nel Novecento, con l’istituzione della censura in caso di conflitto, durante la guerra 1915-18 si ebbe il blocco totale delle comunicazioni fra i due Stati.
Autoadesivo. Francobollo impresso su speciale carta gommata che si applica alle corrispondenze senza bisogno di umettare il collante, riparato da un supporto in materiale plastico. Il primo caso in Italia risale al 1992 con un libretto che però, a causa della scarsa tiratura, non ebbe alcuna effettiva diffusione presso il pubblico. Le sostanze usate per tenere morbido il collante hanno inizialmente posto gli stessi problemi del nastro adesivo, come l’ingiallimento della carta; resta la difficoltà di staccare questi francobolli dalle corrispondenze e di eliminare la gomma dagli usati.
Autoambulante. Automezzo attrezzato per il servizio postale al pubblico. La Svizzera li utilizza dal 1937, e ha pure emesso un francobollo per pubblicizzarli. L’Italia ha introdotto i primi durante l’Anno Santo 1950, a Roma, in funzione turistica. Dal 1980 utilizza la versione UPI, Ufficio Postale Itinerante, ovvero furgoni attrezzati e blindati, con un autista e un impiegato, usati per il servizio regolare in piccoli centri di campagna o di montagna, o in casi di emergenza.
Automatico. Termine alquanto filatelico, in assenza di uno postale, per indicare un francobollo impresso, totalmente o parzialmente, da speciali macchine distributrici, al momento in cui viene richiesto inserendo le monete. Si tratta di un’evoluzione, iniziata sul finire degli anni ‘70, delle affrancatrici meccaniche, o più esattamente della loro versione meter-o-mail su striscia gommata. Il facciale del francobollo può essere scelto entro una rosa di valori prefissata oppure stabilito a proprio piacere dall’utente. Inizialmente veniva stampato l’intero francobollo, di norma su carta con fondini di sicurezza, ma l’aspetto risultava ben poco gradevole; in seguito si sono usate vignette policrome prestampate su cui la macchina imprime di volta in volta il solo valore.
Automobile postale. Autovetture appositamente attrezzate per il servizio postale. Tra le prime in Italia una elettrica entrata in funzione a Milano nel giugno 1904 per il servizio di città (vedi Storie di posta vol. 19/Speciale n. 22). Nel 1908 le Poste organizzarono anche un “concorso delle automobili pel servizio postale rurale”, che fu all’origine delle nuove autovetture chiamate corriere (vedi).
Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni. Organismo istituito con Legge 31.7.1997 nº 249. Primo presidente Enzo Cheli.
Autotrasportatori. Con l’istituzione della privativa anche sul trasporto dei pacchi postali fino a 20 kg, a partire dal 15 ottobre 1923 fu imposto ai trasportatori di merci il pagamento di un diritto su ciascun pacco trasportato, che doveva essere rappresentato mediante francobolli per pacchi (o dal 1952 anche con impronte di affrancatrici meccaniche) applicati sui bollettari del corriere. Per gli autotrasportatori furono previste anche speciali marche a tre sezioni, nella Repubblica Sociale usate talvolta per l’affrancatura.
Avviamento. 1. Instradamento di una corrispondenza
2. In tipografia, operazioni precedenti l’inizio della stampa vera e propria, comprese le prove di stampa, di registro ecc.
Avvisi di pagamento delle tasse. Normalmente viaggiavano in franchigia. Ma dall’aprile 1863 al maggio 1869 quelli “spediti da ufizi demaniali a persone dimoranti in comuni non appartenenti al distretto postale degli ufizi ai quali sono appoggiati” all’arrivo erano sottoposti “alla tassa di 10 cent. valendosi a tal uopo dei segnatasse”.
Avvisi economici in cartolina. Speciale servizio svolto dall’agosto 1923 al novembre 1925 che consentiva di far esporre negli uffici postali, in appositi spazi, “avvisi di pubblicità commerciale, industriale e professionale, e cioè richieste e offerte di lavoro, di generi ecc.” scritti su cartoline postali recanti, oltre all’affrancatura, una tassa minima di 2 lire in francobolli (vedi Poste & Pubblicità - 150 anni di consigli postali per gli acquisti, di F. Filanci, C. Sopracordevole e E. Angellieri, Vastophil 1990).
Avvisi franchi. Bollo preventivo da 5 cent. simile a quelli degli Stampati franchi e dei Periodici franchi introdotto nel dicembre 1863 per semplificare la spedizione degli avvisi con cui le stazioni delle Ferrovie dello Stato informavano i destinatari di oggetti giacenti nei propri depositi: se inviati senza affrancatura come in precedenza, dal gennaio 1863 pagavano la doppia tassa, di norma tramite segnatasse essendo in gran parte diretti nel distretto. Il bollo, stampigliato presso la Direzione generale, recava la dicitura AVVISI FRANCHI con valore al centro; gli avvisi così bollati furono posti in uso in oltre 150 località grandi e piccole dell’Alta Italia. Il loro uso terminò nel luglio 1865, con la cessione a privati delle reti ferroviarie dello Stato.
ApprofondimentoAvviso di affrancatura o di affrancazione. L’avis d’affranchissement era previsto nel servizio pacchi per l’estero, nel caso che il mittente avesse anticipato una somma per la consegna esente da ogni spesa: vi figuravano le tasse percepite, ed era rinviato al mittente insieme alle somme depositate in più o all’ulteriore somma dovuta. Introdotto nel 1892, era ammesso solo per alcuni Paesi.
Avviso di giacenza. Modulo con cui l’ufficio postale informa che una lettera è giacente, chiedendo istruzioni al mittente, oppure che una raccomandata, un’assicurata, un vaglia o un pacco, solitamente gravati di assegno o diritti di vario genere, dev’essere ritirato al più presto altrimenti sarà rinviato al mittente. Nell’800 era di largo uso nelle collettorie che non erano abilitate ad alcuni di questi servizi o avevano dei limiti di valore. Invece nel ‘900 era usato soprattutto per le stampe raccomandate voluminose, per cui era previsto un diritto per il recapito a domicilio, trasformato in segnatasse applicati sullo stesso avviso. Oggi è quasi un incubo ricorrente, che costringe a fare chilometri e code per ritirare anche semplici raccomandate di cui interessa poco o niente.
Avviso d’imbarco. Servizio che consentiva al mittente di un pacco con destinazione oltremare di sapere su che nave e in quale giorno era stato imbarcato. Lo speciale modulo di color bruno, allegato al pacco su cui era applicata un’etichetta altrettanto distintiva, veniva infatti completato con questi dati al momento dell’imbarco e quindi restituito al mittente. Adottato dal Congresso UPU di Buenos Aires del 1939, doveva probabilmente essere introdotto in Italia fin dal luglio 1940 ma per cause belliche fu rimandato. Quando fu introdotto, il 1º maggio 1953; l’apposita tassa fu rappresentata dai francobolli doppi, usati interi, almeno finché furono in uso. Dagli anni ’70, pur essendo ancora in vigore, venne dimenticato o scambiato con un avviso di ricevimento.
Avviso di pagamento, vedi Avviso di ricevimento
Avviso di passaggio. Cartoncino a stampa approntato da case commerciali per annunciare il passaggio di un loro rappresentante; veniva spedito con la tariffa degli stampati. Usato soprattutto nella seconda metà dell’800 era sovente arricchito da fregi e en-tête elaborati e dalle classiche medaglie da esposizione.
Avviso di ricevimento o di pagamento. Nome assunto dalla ricevuta di ritorno sul finire dell’800, sul modello del francese Avis de reception stabilito dall’UPU nel traffico internazionale, ha ufficialmente sostituito la precedente dizione a partire dagli anni ‘20. Modulo su carta o cartoncino di vario formato e colore che si allega a raccomandate, assicurate, vaglia e pacchi postali in modo che il destinatario vi apponga la data e la propria firma per ricevuta al momento della consegna o del pagamento, dopodiché viene restituito al mittente. Il servizio fu introdotto già in epoca prefilatelica e arrivò in Italia tramite il Regno Lombardo-Veneto. La tassa è di solito uguale a quella di una lettera; dal 1º gennaio 1891 al 31 marzo 1920 ebbe anche una tassa ridotta entro il distretto, agevolazione che talvolta si trova erroneamente applicata anche in seguito. Gli appositi moduli, molto differenti nel corso del tempo, e che a fine ‘800 viaggiavano in busta (per un certo periodo addirittura raccomandata) possono essere anche stampati dai privati, su autorizzazione, e in casi d’emergenza sono stati sostituiti con cartoline postali.
Avviso di ricevuta, vedi Avviso di ricevimento